Rincari nella bolletta energetica senza precedenti per Siciliacque, gestore del servizio idrico di sovrambito sul territorio regionale, che ad agosto si è vista recapitare un conto di oltre 4,7 milioni di euro.
Una cifra pari al fatturato mensile della società, che dal primo settembre è stata costretta a passare al cosiddetto mercato di salvaguardia per continuare a garantire un servizio pubblico essenziale come la captazione dell’acqua dalle grandi infrastrutture (acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori) e il successivo trasporto fino ai serbatoi comunali, che servono 1,6 milioni di siciliani.
Il passaggio al mercato di salvaguardia non sarà indolore: Siciliacque dovrà infatti sborsare 90mila euro in più al mese. La bolletta di agosto, che registra un’ulteriore impennata rispetto a luglio (quando l’energia è arrivata a 3,9 milioni), è più che quintuplicata rispetto alla media dei costi sostenuti nel 2021: circa 900mila euro al mese. A settembre la previsione è di 4,2 milioni; mentre nell’intero arco del 2022 si stimano 17 milioni di maggiori costi rispetto allo scorso anno.
“Questi aumenti, in base alle norme stabilite dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), non potranno che avere effetti sulla tariffa idrica nel ciclo regolatorio 2024-2027. Le ripercussioni del caro-energia sono già tangibili sui conti aziendali e rischiano di minare alle fondamenta il servizio idrico di grande adduzione in Sicilia. In uno scenario come quello attuale, inoltre, non può essere trascurata la rilevante morosità di alcuni gestori d’ambito. Siciliacque, infatti, vanta crediti già scaduti per oltre 30 milioni di euro e dovrà necessariamente privilegiare chi sta pagando il servizio regolarmente”.
A dirlo sono i vertici della società, che lanciano un Sos al nuovo governo nazionale: “Questa crisi dovuta ai costi esorbitanti dell’energia non può essere gestita in modo autonomo dalle aziende. Siciliacque, al pari di altri attori del settore idrico, da sola non ce la fa. Ecco perché lo Stato, assieme all’Autorità nazionale di regolazione, deve intervenire con supporti certi nel medio termine. Il problema non è economico, ma di carattere finanziario. Servono aiuti per un tempo coincidente a quello necessario per recuperare i maggiori costi dell’energia dal sistema tariffario”.
Finora le misure contenute nei decreti Aiuti, incluso l’ultimo da poco varato, sono state tutt’altro che incisive. Per Siciliacque (che rientra fra le aziende non energivore) l’incremento del credito d’imposta dal 15 al 30% ha alleviato la sofferenza in modo assolutamente trascurabile. Mentre i prestiti con garanzia statale per dilazionare il costo delle bollette non sono stati accettati dai fornitori, a causa di procedure e tempi troppo lunghi.
“Gli aumenti dell’energia elettrica – concludono i vertici di Siciliacque – devono essere contenuti o quantomeno gestiti in un quadro di sistema, in particolare per soggetti come la nostra società che erogano un servizio di pubblica utilità”.