CATANIA. Associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione ai fini di spaccio. Sono alcune delle accuse per cui sono stati condannati, a vario titolo, 11 catanesi, che avrebbero distribuito cocaina, hashish e marijuana nel catanese, ma anche nel siracusano e persino nell’isola di Malta. Lo stupefacente, invece, proveniva dall’Albania, dall’Olanda, ma anche dalla Calabria e dalla Puglia. Di poche ore fa la sentenza del processo Alter Ego, dal titolo dell’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catania il 16 novembre dell’anno scorso, nel corso delle indagini condotte dalla Procura di Catania: le condanne con rito abbreviato sono state emesse dal gup Dorotea Catena.
Le indagini sono partite quattro anni fa, quando al Villaggio Sant’Agata furono scoperti dei catanesi che scaricavano scatole di pasta contenenti 242 chili di hashish. Rapidamente gli investigatori, dopo quel blitz, risalirono alle figure di Orazio Musumeci e Antonino Sebastiano Battaglia. Il primo ha preso oggi 11 anni di reclusione, mentre il secondo, ritenuto dagli investigatori vicino alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano, è stato condannato a 8 anni 8 mesi.
L’operazione prese il nome da colui che sarebbe stata una sorta di “alter ego” delle cosche e dei gruppi più importanti di trafficanti, ovvero Santo Sicali, detto “spaccatello”, condannato adesso a 9 anni 4 mesi di reclusione. A casa sua, in una fase iniziale dell’inchiesta, i carabinieri sequestrarono circa 370 mila euro in contanti e un’agenda che avrebbe costituito una sorta di “libro mastro dello spaccio”. Sicali avrebbe condotto una vita apparentemente regolare, ma per i magistrati catanesi, in realtà, si era semplicemente guadagnato sul campo il diritto a muoversi autonomamente dal gruppo, “comportandosi come un vero e proprio ‘broker’ capace di calmierare i prezzi, assicurare profitti e assecondare rapidamente le richieste dei clienti”.
Il Gup poi ha inflitto 11 anni 4 mesi a Gregorio Drago, uno dei tre che fu arrestato nel 2018 durante il blitz che diede origine all’inchiesta. Dieci anni sono stati inflitti ad Antonino Battaglia, 4 anni 8 mesi e 12 mila euro di multa a Salvatore Cambria, 8 anni 24 mila euro di multa a Alfio Castagna, 5 anni 8 mesi e 24 mila euro di multa a Giovanni Agatino Distefano, 9 anni 4 mesi a Michele Angelo Fichera, 11 anni 8 mesi 34 mila euro di multa a Rosario Zagame, e 8 anni e 34 mila euro di multa a suo figlio, Nicolò Zagame. Zagame padre è ritenuto vicino alla famiglia Cappello-Bonaccorsi, particolare che conferma come Cosa Nostra e clan Cappello, al momento degli affari, non hanno alcun pregiudizio a “lavorare” a braccetto.
Assolto per non aver commesso il fatto Nicola Tomaselli, mentre assoluzioni parziali per alcune accuse sono arrivate per Sicali, Cambria, Castagna, Distefano e i due Zagame. Il gup, infine, ha dichiarato tutti e undici i condannati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente interdetti per il tempo di esecuzione della pena. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro i prossimi novanta giorni, dopo di che inizieranno a decorrere i termini per eventuali ricorsi in appello da parte dei difensori. Il collegio dei difensori è composto dagli avvocati Andrea Gianninò, Salvatore Pappalardo, Eugenio De Luca, Giuseppe Marletta, Salvatore Pace e Salvatore Centorbi.