PALERMO – Ha risposto ad un’offerta di lavoro e si è ritrovato prima indagato per truffa informatica e poi sotto processo per riciclaggio. Alla fine la sua innocenza è venuta a galla, ma ha rischiato grosso.
M.B., 44 anni, era davvero convinto che il suo curriculum caricato su una piattaforma digitale fosse stato notato da Ronald Moore, che si era presentato come un dipendente di Airbnb. Gli aveva offerto un ruolo di “administrative assistant”. In soldoni doveva gestire i clienti in Italia. Il tutto messo nero su bianco su un fitto carteggio via e mail. A partire dal “modulo di adesione a tempo di prova”.
Il primo incarico era stato di fare transitare dei soldi dal suo conto corrente ad uno aziendale: 9.750 euro in due tranches, trattenendo 250 euro per l’intermediazione. Ed arrivò la prima grana giudiziaria per frode informatica. Chiese di essere interrogato e spiegò la sua buona fede. L’inchiesta venne archiviata.
Problema risolto? Neanche per idea. Si è ritrovato sotto processo per riciclaggio. Il legale della difesa, l’avvocato Gianluca Corsino, ha spiegato che l’imputato non aveva alcuna consapevolezza che con il suo operato stesse ripulendo soldi di provenienza illecita.
Se ne fosse stato consapevole non si sarebbe fatto accreditare il compenso di 250 euro sulla sua PostePay. Per altro ha devoluto il denaro alla Missione Speranza e carità di Biagio Conte, nella speranza di potere spazzare via ogni sospetto. Il giudice per l’udienza preliminare Fabio Pilato lo ha mandato assolto.
Resta un dubbio: quanta altra gente è stata raggirata e usata dal fantomatico Ronald Moore?