PALERMO – Francesco Zummo non risponde al giudice. Il costruttore finito ai domiciliari per avere riciclato, secondo l’accusa, parte del denaro che gli era stato confiscato, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Alfredo Montalto. Era accompagnato dagli avvocati Gioacchino e Alberto Sbacchi.
Strategia diversa nei giorni scorsi aveva attuato Fabio Petruzzella, il commercialista finito in carcere e a cui Zummo si sarebbe affidato per trasferire il denaro da due conti svizzeri in una banca di Tirana, in Albania. Si tratta di 23 milioni, di cui circa quattro avrebbero dovuto seguire un altro passaggio in direzione Hong Kong o Bahamas. Un passaggio stoppato dall’autorità albanese che ha lavorato in sinergia con la Procura di Palermo.
Petruzzella, difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli, nel corso dell’interrogatorio avrebbe definito lecito il suo operato. Ha puntato sul fatto che lo spostamento del denaro era avvenuto nella fase in cui il patrimonio di Zummo – immobili, società e soldi per un valore complessivo di 150 milioni di euro – erano stati dissequestrati dalle Misure di prevenzione. Successivamente, però, a confisca divenuta definitiva, gli investigatori contestano agli indagati ulteriori operazioni per movimentare il denaro, tanto che viene ipotizzata l’intestazione fittizia.
Zummo con l’aiuto di Petruzzella avrebbe fatto apparire suoi i soldi che ormai appartenevano allo Stato. Sul successivo progetto di trasferite le somme a Hong Kong o alle Bahamas, Petruzzella avrebbe sminuito le sue parole che sono state intecettate. Nulla di concreto. Parole, solo parole.