CATANIA. Si andrà in Cassazione. I legali di Roberto Mirabella, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Valentino Spampinato, i giovani catanesi che nel marzo del 2019 avrebbero violentato una ragazza americana di 19 anni, hanno presentato ricorso.
Secondo i verdetti di primo grado e d’appello, i tre sarebbero colpevoli: avrebbero abusato della ragazza dopo averla attirata in macchina con l’inganno. Ma il caso, che ha fatto il giro delle cronache di mezza Italia, approderà a Roma, dinanzi alla Suprema Corte. Le difese degli imputati chiederanno ai giudici di Piazza Cavour di esprimersi sul verdetto d’appello.
Gli imputati, nei vari gradi di giudizio, sono stati assistiti dagli avvocati Giuseppe Rapisarda, Maria Luisa Ferrari, Giovanni Avila, Monica Catalano e Luigi Zinno. La vicenda giudiziaria, si ricorda, è partita dalla denuncia ai carabinieri presentata dalla giovane americana. La ragazza si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Mirella Viscuso.
La sentenza d’appello: pene ridotte per tutti gli imputati
Il deposito delle motivazioni della sentenza d’appello risale ad alcuni mesi orsono. In secondo grado sono state concesse la attenuanti generiche e uno sconto di pena agli imputati. Una sentenza che fu emessa anche in virtù del fatto che le difese avevano rinunciato, per effetto di una precisa strategia, ai motivi d’impugnazione.
Il verdetto della Corte d’assise di appello, presieduta dal giudice Antonino Fallone, ridusse da sette a 4 anni e 2 mesi le pene inflitte in primo grado a Mirabella e Castrogiovanni. Pena ridotta, da sette anni e sei mesi a 4 anni e 4 mesi anche per Spampinato.
Quest’ultimo è stato accusato anche di aver continuato a molestare la ragazza mentre la stava riaccompagnando a casa dopo lo stupro. I giudici hanno escluso le aggravanti. La sentenza di primo grado risale invece al 6 maggio 2021, emessa dal Gup Luigi Barone con rito abbreviato.
Riguardo alle pene accessorie inflitte agli imputati, in appello la Corte ha sostituito l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici con quella temporanea per cinque anni. I tre erano stati condannati anche al pagamento delle spese processuali delle parti civili: la vittima della violenza, il Comune di Catania e le associazioni antiviolenza Galatea e Penelope.
La cronaca di quella sera e la denuncia della ragazza
I fatti, come detto, sarebbero avvenuti a marzo 2019 a due passi dalla centrale piazza Europa. Qui la ragazza, che in Italia lavorava come babysitter, sarebbe stata letteralmente trascinata dai tre, che l’avrebbero stuprata in gruppo riprendendo anche la scena con un telefonino. La giovane vittima, che non parlava la lingua italiana ma la capiva perfettamente, era stata approcciata dai tre in un bar vicino al teatro Bellini, mentre si trovava con un’amica.
Nella zona della movida di Catania, le avevano offerto da bere e per poi convincerla a spostarsi in un altro bar. Ma in strada, secondo l’accusa, avrebbero svoltato verso una zona isolata e avrebbero abusato di lei. A quel punto, dopo una notte da incubo, lei trovò il coraggio di raccontare tutto a sua madre e a sua sorella. La incoraggiarono a chiedere aiuto alla famiglia presso cui lavorava.
Contattarono un ufficiale dell’Arma dei carabinieri, che indicò la strada giusta: presentarsi in caserma a denunciare. Gli investigatori della stazione di Piazza Verga, coordinati dai magistrati della Procura di Catania, hanno identificato i presunti violentatori e li hanno messi sotto indagine. Il processo, poi, si concluse con le condanne. Ora si attende la fissazione dell’udienza in Cassazione.