“Lo scanniamo come un vitello": stangata per i "boss" di Bagheria

“Lo scanniamo come un vitello”: stangata per i “boss” di Bagheria

Otto condannati e un assolto

PALERMO – “Io sono uno di quelli che ha fatto la storia”, diceva di se stesso. Massimiliano Ficano, boss di Bagheria, è stato condannato a 20 anni di carcere. Stessa pena hanno avuto Onofrio Catalano e Giuseppe Cannata. Gli altri condannati sono Salvatore D’Acquisto 19 anni e 4 mesi, Bartolomeo Scaduto 13 anni e 8 mesi, Giuseppe Sansone 8 anni e 4 mesi, Nicolò Mistritta 5 anni reclusione (per estorsione aggravata), Antonino Aiello 2 anni (per concorso in trasferimento fraudolento di beni, ma è caduta l’aggravante mafiosa).

L’unica assolta è Giuseppa Aiello, difesa dall’avvocato Daniele Livreri. Rispondeva anche lei di concorso in trasferimento fraudolento di beni, aggravato dall’avere agevolato Cosa Nostra. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Paolo Magro.

I nuovi boss di Bagheria

Secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri Giovanni Antoci e Luisa Vittoria Campanile, Ficano godeva “dell’appoggio dei cristiani” (ascolta le intercettazioni, ndr) , e cioè degli ergastolani, per divenire il nuovo capo della famiglia mafiosa di Bagheria. Si sentiva il depositario della tradizione “corleonese”. A Bagheria non volevano ingerenze, neppure dei palermitani: “Si stessero a Palermo e quando devono venire qua devono devono bussare”.

Vuoto di potere

Il vuoto di potere lasciato da una lunga stagione di arresti avrebbe portato Ficano al vertice, dopo avere finito di scontare una condanna per mafia. “Perseo” 2008-2009, “Argo” 2013, “Reset” e “Reset 2” 2014, “Panta rei” 2015, “Cupola 2.0” 2018 e 2019: le operazioni non hanno dato tregua alla famiglia mafiosa.

Grazie al blitz dei carabinieri del settembre 2021 sarebbe stato stato sventato un omicidio. Un uomo, nonostante gli “avvertimenti”, aveva continuato a sfidare i vertici mafiosi. Fabio Tripoli, estraneo al contesto mafioso, ubriaco e spesso intemperante, si era permesso di sfidare pubblicamente il capo mafia. La reazione contro l’affronto non era tardata. Ficano avrebbe incaricato alcuni affiliati di picchiare Tripoli. Un violento pestaggio che provocò alla vittima un trauma cranico e la frattura della mano.

Nonostante l’aggressione Tripoli avrebbe tuttavia continuato a sfidare il nuovi boss di Bagheria armandosi con una accetta e dicendo in giro di essere intenzionato a dare fuoco a un locale inaugurato dallo stesso Ficano. Un affronto che il boss decise di lavare con il sangue. “Lo scanniamo come un vitello”, disse.


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