CATANIA – Circa il movente, c’è discordanza tra i pentiti. Che però convergono sui nomi dei presunti mandanti, indicando Natale Nizza e Sam Privitera. Pochi dubbi, invece, sugli esecutori materiali, entrambi rei confessi e pentiti, ovvero i fratelli Michael e Ninni Sanfilippo.
Ieri la Corte d’assise di Catania, presieduta da Maria Pia Urso, ha condannato Nizza e Privitera all’ergastolo e i fratelli Sanfilippo, per l’attenuante della collaborazione con la giustizia, a 12 anni. Si è chiuso il processo per l’omicidio di Vincenzo Timonieri, ucciso a febbraio 2021.
Il profilo dei presunti assassini
Nizza, figlio di Giovanni detto ‘banana’, era ritenuto potentissimo a San Cristoforo. Privitera, dal clan dei Nizza, sarebbe stato incaricato di gestire gli “affari” a Librino. Secondo gli inquirenti, Timonieri sarebbe stato ucciso perché si voleva espandere nel campo della droga, lui che sarebbe stato un trafficante.
Aveva amici legati alla ‘ndrangheta e sperava di gestire un giro tutto suo. Questo ovviamente i Nizza non lo potevano accettare. A una scorsa udienza, però, il pentito Salvatore Scavone ha fornito un altro movente, legato a una presunta tresca di di Privitera con una ex di Timonieri.
La ricostruzione del delitto
Resta il fatto che la vittima fu portata a Vaccarizzo dai fratelli Sanfilippo e qui venne ucciso, prima che il cadavere fosse seppellito in una duna. L’accusa è stata coordinata dai pm della Dda Lina Trovato, Rocco Liguori e Alessandro Sorrentino e dal procuratore aggiunto Francesco Puleio.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro i prossimi novanta giorni, poi inizieranno a decorrere i termini per eventuali ricorsi in appello delle difese.