Don Ciotti: "Non dobbiamo permettere a Riina Jr di agire con arroganza"

Don Ciotti: “Non dobbiamo permettere a Riina Jr di agire con arroganza”

Dure parole del presidente di Libera
L'INTERVENTO
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ROMA – “Non se lo dovrebbe permettere. Ma se lo fa, con l’arroganza che da sempre contraddistingue il modo di agire mafioso, siamo noi a non doverglielo permettere. Mi riferisco all’uscita infelice di Salvo Riina, figlio terzogenito del boss Totò Riina, che ha mandato pubblici auguri di Ferragosto a chi lo segue da ‘via Scorsone’, la strada di Corleone dove a lungo ha abitato la sua famiglia”.

Lo scrive don Luigi Ciotti sui social, sottolineando che si tratta di una strada “della quale evidentemente ritiene di detenere la proprietà, tanto da sceglierle il nome”.

Riina, le parole di Don Ciotti

“Quella via infatti – ricorda il presidente di Libera – da molti anni è intitolata alla memoria di Cesare Terranova, un bravo e tenace magistrato, fra i primi a combattere i crimini dei ‘corleonesi’. Fra i primi, anche, a finire vittima della sanguinaria vendetta dei boss, morendo 45 anni fa in un agguato insieme al fedele agente di scorta Lenin Mancuso”.

Secondo Don Ciotti, “quella di Riina junior non è una innocua “battuta” e non va sottovalutata, complice la pigrizia di questi giorni di vacanza, che rischia di trasformarsi in un inaccettabile torpore delle coscienze. La sua frase manda infatti un messaggio preciso: Corleone è ancora “cosa nostra”, le regole qui le facciamo noi”.

La condanna dell’atteggiamento

Si tratta di un atteggiamento, scrive ancora don Ciotti, “da cui nascono le minacce, ancora più preoccupanti, rivolte nei giorni scorsi al magistrato minorile palermitano che si occupa di allontanare i figli della mafia dalle influenza negative delle famiglie. Il suo ruolo, che in passato fu svolto con passione da Francesca Morvillo, è delicatissimo e prezioso”.

E ancora, il presidente di Libera ricorda che “anche i figli, per molti mafiosi, sono in fondo delle ‘proprietà’: un investimento sul futuro dei propri affari criminali. La sfacciataggine di Salvo Riina ci dimostra purtroppo – conclude – quanto conti l’impronta educativa che un ragazzo riceve, nel bene o nel male, in uno contesto familiare di quel tipo”.


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