PALERMO – Non furono abusi sessuali. Il rapporto fra la donna di 42 anni e il ragazzino era consensuale. L’imputata è stata assolta. La presunta vittima è il figlio del suo compagno. Cade l’accusa che l’avrebbe costretto, sotto minaccia e ricatto, ad assecondare i suoi impulsi.
Alla fine la stessa Procura della Repubblica si è convinta dell’innocenza dell’imputata tanto da chiedere l’assoluzione.
“Mi ero invaghita, ma era consenziente”
“Ho sbagliato, mi ero invaghita di lui, ma era un rapporto consensuale”, si è sempre difesa lei. Il suo legale, l’avvocato Domenico La Blasca, ha sostenuto che dietro le accuse ci sarebbero le strumentali denunce del padre.
È una storia nella storia, perché il genitore è stato a sua volta denunciato dalla donna per stalking. Avrebbe iniziato a perseguitare l’imputata per convincerla a tornare insieme. L’uomo è finito sotto processo e il dibattimento è ancora in corso.
Il padre artigiano, parte civile con l’assistenza dell’avvocato Stefano Santoro, ha ribattuto che messaggi e chiamate avevano un altro scopo. Dietro la finta voglia di ricucire il rapporto si nascondeva la volontà di conoscere il maggior numero possibile di dettagli della relazione della sua ex compagna con il figlio minorenne.
Il sesso e la cartomante
La donna ha circoscritto i rapporti sessuali ai mesi antecedenti al compimento dei diciotto anni del ragazzo. La Procura invece sosteneva che fossero iniziati molto tempo prima.
La coppia, entrambi separati e con figli, aveva deciso di andare a vivere insieme. Ad un certo punto l’imputata si era consultata con una cartomante a cui aveva chiesto un parere su ciò che stava facendo. Della conversazione restò traccia nel cellulare della donna.
Il figlio alla fine decise di confidarsi con il padre. E si arrivò al racconto dei rapporti consumati anche quando in casa c’erano altre persone e sotto ricatto. Un esempio: se non avesse acconsentito il ragazzino sarebbe stato privato della paghetta e di incontrare i propri amici.
Ad un inziale rifiuto la donna avrebbe reagito rifiutandosi di prendersi cura del diciassettenne: non cucinava, non lavava i suoi vestiti, non sistemava più la sua camera. La ricostruzione, però, non ha retto davanti al Tribunale. Lo stesso pubblico ministero Antonio Carchietti ha chiesto l’assoluzione dell’imputata.