Palermo, padre si suicida: "Ricattato dalla figlia e dal fidanzato"

Palermo, padre di 48 anni si suicida: “Ricattato dalla figlia e dal fidanzato”

Lei ha 15 anni, lui 18.

PALERMO – È una brutta storia di ricatti e morte. La morte di un padre che si è suicidato. Non avrebbe retto il fardello delle continue minacce per le richieste di denaro da parte della figlia di 15 anni e del fidanzato di due anni più grande di lei. Il senso di colpa per non essere riuscito a educare la ragazzina era diventato un tarlo e ha scelto di farla finita.

I protagonisti della vicenda sono stati arrestati con l’accusa di estorsione e di avere causato la morte del padre come conseguenza non voluta di un altro reato. La figlia è stata condotta in una comunità a Catania, mentre il ragazzo nel frattempo divenuto maggiorenne è rinchiuso nel carcere Malaspina.

Il padre si suicida a casa

Lo scorso marzo l’uomo, G.M., 48 anni, si è impiccato nella sua casa in un quartiere della periferia di Palermo. È stato il drammatico epilogo di mesi da incubo, da dicembre 2023 a marzo 2024. Il cellulare è stata la scatola nera di un’esistenza segnata dall’angoscio quando ha iniziato a ricevere messaggi su WhatsApp, alcuni con minacce di morte, e telefonate con continue richieste di denaro.

L’eredità

La ragazzina voleva la sua parte di eredità (5 mila euro) dopo la morte della madre per un tumore nel 2023. Era rimasta incinta e ha partorito una figlia che adesso è stata affidata ad un tutore legale.

Siamo già nella fase della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Procurato per i minorenni Claudia Caramanna e dal sostituto Francesco Grassi. L’udienza preliminare è fisata il 26 marzo davanti al gup Nicola Aiello. Lo scorso novembre il giudice per le indagini preliminari Alessandra Puglisi ha respinto la richiesta di applicare una misura cautelare meno afflittiva.

Le minacce

I due ragazzi avrebbero sostenuto di essere stati minacciati da altre persone. Qualora non avessero pagato avrebbero subito ritorsioni. In un’escalation di richieste la figlia prima avrebbe detto di avere abbandonato la scuola per fare intervenire i servizi sociali e poi che era pronta ad uccidere il figlio che portava in grembo.

Se il padre non avesse pagato lo avrebbe screditato denunciandolo di violenza sessuale. “Ti prendiamo a legnate”, “ti spariamo” gli avrebbero detto per ultimo. Tra le parti offese anche la nonna della ragazzina e madre della vittima.

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