PALERMO – Orlando dice addio all’Idv. L’abbandono non è ancora ufficiale, ma l’esito della riunione dell’esecutivo nazionale del partito, tenutasi a Roma, non sembra lasciar dubbi: Antonio Di Pietro riprende saldamente le redini del gabbiano arcobaleno e blocca il tentativo del sindaco di Palermo e dell’ex capogruppo al Senato Felice Belisario di sciogliere Idv per andare verso la costituzione di un nuovo soggetto che si rifaccia ai liberaldemocratici europei.
“Credo che l’esperienza di Italia dei Valori non possa più continuare in maniera ripetitiva come è stata fino ad ora – ha detto Orlando – e che l’unica soluzione sia farsi seme di un percorso che veda nascere un soggetto politico aperto al di là degli attuali angusti steccati di questo partito. Se così non fosse, resteranno pochi “yes men” che interessano poco all’Italia e che poco si interessano dell’Italia. Sono gli yes men interessati ad accaparrarsi lo scalpo di Antonio Di Pietro per tentare di assicurare la loro sopravvivenza. E’ una pratica che non mi interessa e che, soprattutto, non interessa al Paese”. E che ormai la spaccatura fosse profonda lo ha dimostrato anche l’assenza di Orlando all’esecutivo romano, allargato però ai rappresentanti del territorio.
Ma andiamo con ordine. Lo scorso 26 marzo il consiglio di presidenza di Idv, su pressione anche di Orlando, aveva chiesto primarie aperte, in due fasi sul modello dei Caucus statunitensi, per la costituzione di un nuovo soggetto politico, da svolgersi in tutta Italia per rottamare la vecchia Idv, legata a Di Pietro e allo scandalo Report, e provare a ricollocare in un’area più moderata il partito che invece, negli ultimi anni, si è schiacciato sempre più a sinistra. Un’estremizzazione che ha provocato la debacle dei dipietristi sia alle ultime Regionali che alle Politiche, a causa proprio degli steccati alzati col Pd, e che ha finito col favorire la cannibalizzazione da parte del Movimento cinque stelle.
Un percorso però che ha dovuto fare i conti con l’ostruzionismo di Di Pietro, che dopo essersi messo da parte ha deciso, su pressione di alcuni settori del partito di altre Regioni d’Italia, di tornare in campo a “tirare la carretta”, come l’ex ministro ha detto oggi. E così è stato convocato un’esecutivo allargato, che garantisse la maggioranza necessaria a bloccare le primarie volute da Orlando. Il sindaco di Palermo, subodorata la situazione, si è ben guardato dal recarsi nella Capitale e ha atteso l’esito della riunione.
Una riunione terminata con un voto che boccia la linea dello scioglimento e proietta Idv al congresso del straordinario del 28 giugno al quale, comunque, Di Pietro si presenterà dimissionario nonostante le richieste della base e riproporrà la foto di Vasto con l’alleanza di centrosinistra. Sarà così inevitabile lo strappo col sindaco di Palermo, dopo quello già consumatosi con il napoletano De Magistris.
“Io avrei voluto un vero esecutivo nazionale, non quello andato in scena oggi – ha puntualizzato Orlando – comunque non prendo decisioni da solo ma lo faremo tutti insieme il 28 aprile a Roma con la Rete 2018”. Ecco allora la via d’uscita del sindaco: ridar vita alla sua creatura, che in questi anni ha continuato a incontrarsi in Umbria, per uscire dall’angolo e giocarsi la prossima partita per le Europee o, forse, anche per le Politiche in caso di scioglimento anticipato delle Camere. E la nuova Rete, popolata comunque da tanti esponenti di quella degli anni Novanta, potrebbe anche aprirsi a un Pd de-bersanianizzato. Non è un mistero, infatti, che ci sia un feeling con il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che in gioventù è stato addirittura iscritto alla Rete. Un rapporto coltivato nel tempo e intensificatosi proprio in questi ultimi mesi, così come forti sono i punti di contatto con altri sindaci della Penisola come Flavio Tosi, Federico Pizzarotti o Luigi De Magistris. Una nuova Rete, nel segno dei sindaci (proprio come negli anni Novanta) e del rifiuto del classico sistema dei partiti, che potrebbe attirare anche tanti orfani della sinistra ormai ridotta ai minimi termini.
La scissione, però, potrebbe giocare anche qualche brutto scherzo al sindaco Orlando e proprio in casa sua. Non è un mistero, infatti, che un drappello di consiglieri comunali a Sala delle Lapidi sarebbe pronto a restare in Idv, garantendo comunque il proprio sostegno all’amministrazione orlandiana. Un gruppo di dissidenti che rimarrebbe fedele a Di Pietro e che, non per niente, oggi era a Roma.