RANDAZZO (CATANIA) – Inchiesta chiusa. Non ci sono nuovi indagati. E lui, il nuovo presunto capo della mafia in città, esce senza macchia. Il Gip, su richiesta della Dda, ha archiviato la posizione di Turi Sangani. Era stato iscritto sul registro degli indagati per il triplice omicidio di Antonino Spartà e dei figli Pietro Giuseppe e Salvatore, avvenuto il 22 gennaio 1993. Le vittime furono uccise a fucilate nell’ovile in cui lavoravano.
Per quel triplice delitto è stato condannato da tempo in via definitiva il boss del clan Laudani a Randazzo, Oliviero Sangani. La riapertura tirava in ballo appunto il fratello Turi. Quest’ultimo cinque mesi fa è stato condannato a 30 anni in primo grado per mafia al processo Terra Bruciata. Ma il gip come detto ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla procura.
L’incidente probatorio sulle armi
La richiesta segue ciò che è avvenuto nell’incidente probatorio, ovvero l’assenza di riscontri delle armi sequestrate, analizzate dai Ris di Messina. Il difensore di Sangani in questo procedimento è l’avvocato Luigi Zinno. “Riguardo al triplice omicidio è stata messa una pietra tombale a questa inchiesta per Salvatore Sangani: lui non c’entra nulla”, ha dichiarato l’avvocato Zinno.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura distrettuale catanese, diretta da Francesco Curcio, che alla luce di quanto è emerso ha chiesto di non procedere oltre. Le cronache del delitto, che portarono alla condanna di Oliviero Sangani, fecero emergere che gli Spartà si erano rifiutati di pagare il pizzo al clan Laudani e per questo sarebbero stati uccisi. Non hanno voluto “abbassare la testa”.
Il sequesto in contrada Dagala Longa
Lo spunto che ha dato il via alla nuova inchiesta, come detto, fu il sequestro di armi compiuto nel marzo del 2023 dai carabinieri in contrada Dagala Longa: c’era una doppietta calibro 12 e un fucile monocanna. Stesso calibro, ma quelle armi sono state ‘scagionate’ nell’incidente probatorio. Quel terreno a ogni modo – benchè per i carabinieri fosse “nella disponibilità” della famiglia mafiosa – in realtà non apparteneva neppure alla famiglia Sangani. E disterebbe alcuni chilometri dalla proprietà dei Sangani. Loro hanno sempre sostenuto di non entrarci nulla neppure con le armi.
Peraltro Salvatore Sangani, ora prosciolto, per effetto dell’archiviazione, dall’ipotesi di aver fornito le armi del delitto, era già stato assolto con formula piena dall’accusa di aver avuto un ipotetico coinvolgimento nel delitto. Per il processo Terra bruciata, in cui è ritenuto il nuovo referente a Randazzo dei cosiddetti ‘mussi i ficurinia’, invece, si dovrebbe andare in appello nei prossimi mesi.

