PALERMO – Trentasei milioni di euro. Sei mesi di lavoro. E 1760 dipendenti a tempo determinato per una platea di oltre 130 mila utenti. Sono i numeri del progetto regionale “Spartacus” (lo chiameremo così anche se questo era il nome del progetto iniziale ritirato e ora rimodulato) che oggi prende il via al termine di un iter tormentato. O meglio, dovrebbe prendere il via visto che, per stessa ammissione dei protagonisti, sul progetto incombe la mannaia del patto di stabilità. C’è il rischio che tutto il lavoro fin qui svolto – dalla selezione ai contratti del personale – sia inutile.
Il progetto serve a dare continuità agli sportelli multifunzionali. La legge prevede che per ricevere gli ammortizzatori sociali passivi un lavoratore debba essere sottoposto ad interventi di politica attiva. In soldoni, i lavoratori possono ottenere la cassa integrazione solo se inseriti in un percorso di formazione e orientamento professionale. Fino al 30 settembre la Regione aveva garantito gli interventi di politica attiva sfruttando gli avvisi 1 e 2 del Fondo sociale europeo. Scaduto il progetto degli sportelli multifunzionali il 30 settembre, la Regione ha dovuto fronteggiare l’emergenza. Il governo nazionale ha, infatti, deciso di centralizzare i servizi in un’unica agenzia nazionale per l’impiego, chiudendo gli sportelli. Risultato: 1850 persone a spasso. I lavoratori (che erano i formatori degli sportelli), infatti, sono rientrati negli enti di provenienza che, però, non hanno i soldi per impiegarli.
Con una delibera di giunta del 26 settembre 2013 il presidente della Regione, Rosario Crocetta, su proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Ester Bonafede, ha stabilito di avvalersi del Ciapi di Priolo, ente strumentale della Regione a cui l’Unione europea ha riconosciuto lo status di House Providing, per erogare gli interventi di politica attiva. Una delibera voluta per garantire innanzitutto la necessaria continuità del servizio.
Progetto tormentato, dicevamo. Il provvedimento di finanziamento era già stato deliberato in giunta il 2 ottobre 2012 (governo Lombardo), ma era stato stoppato dalla Corte dei Conti che aveva chiesto una rimodulazione. E così è stato necessario individuare una soluzione alternativa per evitare che i disoccupati si ritrovassero senza ammortizzatori sociali. Il percorso alternativo è stato studiato dal dirigente generale Anna Rosa Corsello ed è quello in cui protagonista è diventato il Ciapi di Priolo. Sono così partite le selezioni del personale sulla base di un cronoprogramma piuttosto serrato che alla fine non è stato rispettato. Doveva essere tutto pronto per il 14 ottobre ed invece il progetto parte oggi, con un mese di ritardo, con la contestuale firma della metà dei 1760 contratti.
Ma cosa prevedeva il cronoprogramma? Il 2 ottobre la Regione ha dato il via libera al Ciapi di Priolo. L’avviso di selezione è stato pubblicato il 3 ottobre presso tutti gli ex ispettorati regionale del lavoro. I soggetti interessati avevano tempo una settimana, fino al 10 ottobre, per presentare la domanda autocertificando di avere i requisiti richiesti. Gli uffici del lavoro avevano un giorno di tempo per selezionare e comunicare i nomi del soggetti prescelti. Infine, il 14 ottobre sarebbero stati firmati i contratti. Contratti i cui effetti giuridici ed economici – in sostanza il pagamento degli stipendi – sarebbero decorsi, così specificava una nota del Ciapi di Priolo, a partire dal 14 ottobre. La data è stata spostata, come ci conferma l’assessore Ester Bonafade, al 22 ottobre. Giorno in cui si sono concluse le selezioni. Niente paura precisa, però, la Bonafede. I contrattisti non saranno pagati senza avere fatto nulla. Perché in questi giorni, anche loro, sono stati formati per gestire al meglio il servizio. La Corsello aggiunge che “i rapporti di lavoro sono incardinati nell’ente di provenienza. I lavoratori fruiranno dell’aspettativa e, trascorsi i sei mesi, torneranno a lavorare nei rispettivi enti”. Ed è sempre la Corsello a sgombrare il campo da qualsivoglia sospetto che il bando non sia stato pubblicizzato a dovere (non è stato pubblicato né in Gazzetta ufficiale e neppure sul sito della Regione, ndr) e abbia finito per “favorire” i dipendenti della Formazione rimasti a spasso. “Non si tratta di un concorso che andava pubblicato in Gazzetta – spiega la Corsello – ma di una procedura ordinaria di selezione gestita dagli Uffici del lavoro. Basta la pubblicazione sugli albi degli stessi uffici, come stabilisce una legge non da ora, come stabiliscono l’articolo 16 della legge 56 del 1987 e l’articolo 35 del decreto legislativo 165 del 2001”.
E sui soggetti selezionati? “Era un bando aperto a tutti. E lo dimostra il fatto che sono arrivate centinaia di domande in più”. Nei fatti, però, sembrerebbe che a beneficiarne sia stata la quasi totalità dipendenti della Formazione che già lavoravano da “sportellisti”. La Bonafede taglia corto: “Sulle procedure siamo sereni. Non sono venuti meno i requisiti di pubblicità. Il bando è stato affisso nei Centri per l’impiego. Le persone selezionate hanno competenze che altre non hanno. E sono tutte iscritte all’albo unico degli operatori della Formazione. Oggi la loro competenza storica è necessaria”.
I 36 milioni provengono dal Pac, Piano di Azione Coesione. Alla domanda se la Regione abbia già fatto il decreto che impegna il trasferimento delle somme al Ciapi la Corsello risponde che “sì, il decreto è stato fatto una ventina di giorni fa. La Regione ha già inserito le somme in bilancio. I soldi sono inseriti nel capitolo di spesa del Dipartimento. Si tratta di fondi statali. Nelle more che i soldi arrivino la Regione ha anticipato integralmente le risorse. Naturalmente abbiamo inoltrato anche la richiesta al ministero”. C’è però un passaggio poco chiaro nelle parole della Corsello che sul decreto che impegna la spesa – atto fondamentale per qualsiasi tipo di iniziativa -, aggiunge che resta da capire “se deve rispettare il patto di stabilità. Ho chiesto l’elevazione per fare anche questi pagamenti”. Frase che sembrerebbe confermare che, di fatto, al momento, non c’è la certezza di potere erogare da qui a fine anno le somme legate al progetto. Per registrare il decreto alla Ragioneria, la Regione avrebbe dovuto ottenere il via libera dal governo nazionale allo sforamento del patto di stabilità. Cosa che non è avvenuta.
Tocca all’assessore Bonafede concludere snocciolando quelli che sarebbero i meriti del progetto voluto dalla giunta di governo del presidente Crocetta. “Per la prima volta la Regione eroga un servizio totalmente pubblico di politiche attive del lavoro. Per la prima volta si standardizza l’utilizzo di metodi e procedure per l’erogazione di servizi. La Regione dimostra l’applicazione della spending rewiew non solo in termini di costi e salvaguardia posti di lavoro. Attraverso azioni innovative e sperimentali di politiche attive incroceremo offerta e domanda di lavoro. Guardiamo ai giovani, al mondo del volontariato e alle carceri. Faremo orientamento dentro le carceri per redimere davvero le persone”.
Lungo l’elenco delle sedi del progetto: tutti i 65 Centri per l’impiego della Sicilia, gli ex Uffici provinciali del lavoro, le scuole pubbliche, le Università di Catania, Messina e Palermo, le Camere di commercio, il centro di prima accoglienza di Caltanissetta, la cooperativa Misericordia, Comuni, gli assessorati regionali al Lavoro, alla Formazione e all’Agricoltura, le carceri e il Ciapi di Priolo.
Sempre che, forse è il caso di aggiungere, il patto di stabilità lo consentirà.