Il Palermo dei gregari | riconquista la vetta - Live Sicilia

Il Palermo dei gregari | riconquista la vetta

Contro la Ternana è stata la vittoria degli umili e dei gregari, dei Morganella e degli Ujkani. Umbri bravi a costruire ma spreconi davanti alla porta dei rosa. E nel calcio chi spreca troppo viene punito.

Il processo ai rosanero
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PALERMO – C’è una regola non scritta nel calcio che non perdona chi la viola: se sbagli troppe occasioni da gol, alla fine paghi con la sconfitta. Ultima vittima, in ordine di tempo, la Ternana di Mimmo Toscano, protagonista di una bella partita al “Barbera”, nel primo tempo addirittura magnifica, con quattro chiarissime occasioni da gol, tutte frutto di bel gioco e manovre ficcanti, che hanno trovato del tutto impreparata la squinternata difesa rosa. Squinternata di suo e ancor di più per effetto del ciclone-Candussio, che sabato scorso con i suoi drastici (e un po’ cervellotici) provvedimenti disciplinari l’ha letteralmente decimata: fuori Munoz e Milanovic, e Drapelà, per non parlare di Barreto. La ciliegina sulla torta, infine, nell’immediata vigilia della partita, ce l’ha messa la febbre che ha colpito di Verre, impedendogli di scendere in campo, obbligando il povero Iachini ad un rimpasto generale della squadra: nuova la difesa (sempre a 3) con Pisano, Terzi e Andelkovic; nuovo il centrocampo (stavolta a 4) con Morganella, Ngoyi, Bolzoni e Stevanovic; nuovo l’attacco (stavolta a 3) con Troianello, Hernandez e Belotti.

E gli effetti di tale e tanto rimescolio si son visti subito, perché, mentre il Palermo sembrava recitare a soggetto, la Ternana sembrava il Barcellona (volendo estremizzare il concetto), ben disposto com’era in campo, con le due punte (Ceravolo e Antenucci) che sembravano aver le ali ai piedi e un centrocampo a fisarmonica che si chiudeva e ripartiva velocemente. Qui dirigeva le operazioni un tale Nicolas Viola, che nel Palermo per due stagioni servì solo a riscaldare la panchina e spesso neanche a questo (ricordo un allenatore, fra i tanti che cambiammo – che, dopo aver chiesto, anzi preteso, il suo trasferimento, non avendolo ottenuto, lo allontanò perfino dalla panchina, spedendolo regolarmente ogni domenica in tribuna). Ma dicevo: a dirigere le operazioni c’era Viola e a vederlo giostrare col suo sinistro elegante e preciso, senza mai sbagliare un colpo, qualcuno si sarà mangiato il fegato. Il tutto mentre la Ternana dominava la partita, entrava in area di rigore con semplicità e per quattro volte poteva passare in vantaggio. Con quel che segue: regola non scritta e punizione per chi la viola. Insomma, l’inizio, e non solo l’inizio ma tutto il primo tempo, è stato un autentico calvario per la rabberciata difesa rosa, nella quale ognuno faceva il suo, anche Pisano nell’inedito ruolo di centrale, ma non sarebbe mai bastato perché il centrocampo non faceva filtro e l’unico che ci provava era Bolzoni: troppo poco per non uscirne con le ossa rotte.

E invece, il Palermo, questo Palermo senza capo né coda ma con tanto cuore ed altrettanta grinta, riusciva, anche per merito di un paio di belle parate di Ujkani, a tenere inviolata la propria rete. E siccome a Palermo un detto antico recita: “Chiù scuru i mienza nuotti un po’ fari”, noi tutti, che amiamo questi colori, ci siamo detti: vuoi vedere che questa partita la vinciamo? E così è stato, per la gioia dei quasi diecimila sugli spalti, sempre vivi e calorosi e la disperazione del bravo Toscano, che sa far giocar bene la sua squadra ma non gode certamente dei favori della dea bendata. Il resto ce l’ha messo il nostro allenatore, di recente messo in croce per i suoi presunti errori nella gara di Carpi. Col senno di poi, oggi mi chiedo: quella sconfitta fu solo colpa sua o anche merito del Carpi, visto com’è andata a finire Lanciano-Carpi ? Io che lo conosco bene, immagino come avrà parlato nell’intervallo ai suoi ragazzi, che, infatti, nella ripresa, pur con le lacune già descritte, sembravano finalmente una squadra. C’era finalmente l’aggressività necessaria, c’erano le fasce che scorrevano, c’era perfino un Hernandez che lottava, spingeva e, al primo takle, non desisteva. E c’era, soprattutto, Stevanovic, che non si era quasi mai visto prima, costretto a porre un argine qualsiasi alle scorribande dei vari Rispoli, Miglietta, Antenucci e Ceravolo. E, quindi, a fare più il terzino che quel che sa fare veramente bene: creare la superiorità numerica con i suoi scatti e i suoi dribbling e poi crossare. Su un suo traversone, infatti, radente e ad effetto, volava Brignoli per spazzarlo via e invece lo mandava giusto sui piedi dell’arrembante Morganella che, di prima intenzione (come fosse un attaccante di razza) colpiva di interno destro spedendo un autentico siluro all’incrocio dei pali della porta ternana: 1-0 e palla a centro.

A questo punto ci aspettavamo tutti la rabbiosa reazione degli umbri, che c’è stata, a dire il vero, ma che, a differenza del primo tempo, è stata ben contenuta e controbattuta da un altro Palermo. Il tutto sotto la generosa spinta della curva, che non ha smesso un solo istante di incitare la sua squadra. E – devo ripetermi – perché abbiamo in panchina un allenatore che sa il fatto suo come pochi nella categoria: per tenere lontano il più possibile la Ternana dalla nostra area c’era un solo modo: quello di capovolgere il senso del gioco a nostro favore. Come? Inserendo prima di Gennaro per Troianello e poi Lores Varela per l’acciaccato Stevanovic. Come dire più tecnica e capacità d’inventiva a centrocampo e non solo. Mosse indovinate perché la Ternana si è poco a poco spenta e Ujkani ha fatto il resto.

Vittoria finale, dunque, che restituisce ai rosa il primato, visto anche l’incredibile colpo gobbo del Cittadella in casa dell’Empoli. Vittoria degli umili e dei gregari, dei Pisano, dei Morganella e degli Ujkani, per una volta eroi di giornata dopo essere stati per anni oggetto solo di critiche e sfottò impietosi. Vittoria del cuore e della corsa, quella che spesso arriva ben al di là dell’ostacolo e se ne infischia dell’estetica e del bel gioco. E a fine partita Iachini ha guidato i suoi ragazzi per ringraziare la curva: braccia al cielo ed inchini. Si fa così per riconquistare il grande pubblico del “Barbera” e farlo diventare di nuovo il dodicesimo uomo in campo. Quello necessario per vincere il campionato e tornare subito in serie A.


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