PALERMO – “Silvio Berlusconi si è circondato di idioti inutili”. Parole durissime quelle pronunciate oggi da Angelino Alfano a una manifestazione del Nuovo centrodestra. Una replica al veleno al suo ex mentore che ha accusano gli ex Pdl del Ncd di fungere da “utili idioti” per il centrosinistra renziano. Il figlio prediletto dei tempi che furono vuole definitivamente affrancarsi dalla patria potestà di Silvio. Ne va della sopravvivenza politica del suo progetto, che rischia, nell’era di Renzi, di finire schiacciato dal futuro premier, che sull’elettorato moderato esercita da sempre un’attrazione fatale.
La stella mediatica del sindaco di Firenze non deve offuscarlo troppo, Angelino lo ha capito bene e alza il tiro e il tono. E si fa sentire dai nemici dell’ex Pdl, quelli che ritiene cattivi consiglieri di Berlusconi, quelli che dal suo punto di vista hanno spinto verso la scissione. Quelli che, teme il politico agrigentino, potrebbero persino trattare sotto traccia con lo spregiudicato Renzi per garantirgli dei numeri in parlamento (oggi i giornali nazionali raccontavano nei retriscena di un superattivismo del solito Verdini) che ridurrebbero alla marginalità il Nuovo centrodestra. Ecco perché al “moderato” Angelino tocca adesso fare l’ultrà, rallentare i tempi della nascita del governo Renzi, puntare i piedi per mantenere il Viminale. È il momento di affilare le armi. Anche sulla legge elettorale e su quello sbarramento all’8 per cento, altissimo, che non darebbe agli alfaniani altra scelta se non quella di tornare penitenti alla casa del padre Silvio. Se invece quella quota sarà abbassata, l’alleanza (difficile) con gli “inutili idioti”, come li ha chiamati oggi Angelino, potrà essere trattata da posizioni di forza.
Per farlo, è ormai il momento di giocare senza guantoni. Arrivando, come ha fatto oggi Angelino, a definire “irriconoscibile” il Cavaliere, accecato da “rabbia e rancore”. Non solo. Alfano si è spinto oltre, mettendo in discussione il dogma dell’infallibilità del Cavaliere e accennando al fallimento del ventennio berlusconiano, quello che fino a ieri Angelino difendeva a spada tratta, parlando di rivoluzione liberale mancata. Un attacco, e forse un azzardo, senza precedenti. Il gioco si fa duro. Ne va della sopravvivenza politica del Ncd. E di Angelino stesso.