PALERMO- Adesso la Regione vuole tirare il freno. Gli uffici dell’assessorato alle Infratrutture fanno sapere che, da ora in poi, ogni opera stradale finanziata con risorse che passano dall’amministrazione regionale dovrà passare dal vaglio di un nucleo di lavoro costituito dalla Regione, appunto, insieme ad Anas e Cas (Consorzio autostrade siciliane). Mercoledì l’assessore Pizzo firmerà il decreto: Anas e Cas dovranno segnalare all’assessorato le criticità relative a progetti e cantieri. In base a quelle verrà decisa la programmazione delle risorse. Questo, per il futuro. Ma intanto c’è il presente. E le polemiche attorno al cedimento del viadotto Scorciavacche che dureranno, questo è evidente, ben più del viadotto stesso.
LE DOMANDE- L’interrogativo adesso è tutto lì: cosa ha ceduto davvero? Cosa ha portato al collasso di parte di quel tratto? Il problema sta “a monte” o “alla base”? Questo, il nodo centrale che è e sarà oggetto dei rilievi della magistratura di Termini Imerese che ha già aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di disastro colposo. Ma anche di Regione e Anas. Il punto da chiarire, insomma, è questo: il cedimento del viadotto è dovuto, come spiega la ditta appaltatrice, la Bolognetta snc, a un evento naturale, uno smottamento del terreno adiacente al viadotto che ha investito l’opera? O si tratta di un cedimento legato alla non perfetta valutazione del terreno sottostante il viadotto stesso o all’utilizzo di materiali non adeguati?
“Il cedimento della sovrastruttura stradale – si legge in una nota del contraente generale Bolognetta scpa – è riconducibile a un cedimento del terreno di fondazione del corpo stradale con innesco di uno scivolamento verso valle di parte del rilevato, si tratta quindi di movimento di roto-traslazione. Nessuno dei fenomeni – cedimento in fondazione e scivolamento verso valle – interessa le nuove opere d’arte costituite dai viadotti Scorciavacche1 e Scorciavacche2”.
IL CEDIMENTO– Ma i dubbi, nonostante la replica assai tecnica dell’impresa, restano. Anche secondo Anas – tesi ufficiosamente confermata dagli uffici del dipartimento tecnico della Regione – a cedere sarebbe stato un “terrapieno”. Si tratta, per farla semplice, di una costruzione utile a porre allo stesso livello i due punti opposti del viadotto e che consente l’accesso al viadotto stesso. A crollare, quindi, non sarebbe stata la struttura, né i piloni su cui poggia il tratto stradale avrebbero fatto registrare movimenti. Ma, appunto, il cedimento di questo terrapieno avrebbe portato al collasso del manto della strada.
Una spiegazione, però, che non suona come una giustificazione. Se è vera – e sarà tutta da dimostrare – la tesi del cedimento del terrapieno, resta da capire i motivi del cedimento. Che – stando alla spiegazione fornita da esperti geologi della Regione – può essere legata essenzialmente a due fattori: l’utilizzo di materiale non adeguato o la non dettagliata valutazione geologica. Il terreno su cui poggiare il terrapieno dovrebbe infatti essere accuratamente analizzato, anche per un raggio di chilometri, per escludere l’eventualità di far sorgere l’opera su terreni anche potenzialmente franosi. O, in quest’ultimo caso, di intervenire per eliminare il rischio-frane.
L’INCHIESTA- E in questo caso, la spiegazione dell’Anas apparirebbe non del tutto soddisfacente. Oltre al direttore dei lavori, infatti, alla ditta appaltante spetterebbe la verifica dello stato di avanzamento dell’opera. Ed è sempre la ditta appaltante, cioè l’Anas, appunto, a dover incaricare gli ingegneri per l’attività di collaudo. “Dobbiamo acquisire – ha non a caso già dichiarato il procuratore capo Alfredo Morvillo – tutta la documentazione relativa agli appalti e ai collaudi e a tutti gli aspetti che possono essere di rilievo in questa vicenda. Se c’è stato qualcuno che ha attestato che i lavori erano stati seguiti secondo i criteri previsti dal capitolato”. I pm hanno anche disposto il sequestro degli atti relativi all’appalto. I magistrati poi incontreranno nel pomeriggio alcuni consulenti che si apprestano a nominare per risalire alle cause del crollo. Solo dopo saranno decise le operazioni tecniche da eseguire.
GLI ERRORI- Qualcuno ha sbagliato, quindi, o ha dormito. Su questo ci sono pochi dubbi. E persino il premier Renzi ha già chiesto “la testa” del responsabile. E gli interrogativi sono tanti anche tra gli esperti degli Urega (gli organismi che hanno il compito di espletare le gare): c’è stato probabilmente – spiega qualche dirigente degli uffici – una carenza a livello progettuale o nel successivo controllo. Controllo che spetterebbe anche agli uffici del Genio Civile, competente nell’attività di ispezione e verifica. Ma quello che emerge, già dalle prime dichiarazioni dei diretti interessati, è un vero e proprio braccio di ferro tra la ditta appaltante, cioè l’Anas, e la società aggiudicataria dei lavori. Con l’ente che gestisce le strade e le autostrade siciliane che già punta l’indice contro l’impresa e ha immediatamente contestato al contraente generale, a cui è affidata l’esecuzione dell’opera, il difetto di esecuzione. Ma non solo Anas ha fatto sapere anche di avere aperto un’inchiesta per accertare le eventuali responsabilità della ditta costruttrice e del direttore dei Lavori, che aveva autorizzato l’agibilità provvisoria, riservandosi di avviare nei loro confronti un’azione legale.
LE SPESE DEL VIADOTTO- La storia del viadotto ha inizio addirittura nel 2001 quando il potenziamento dell’itinerario Palermo-Agrigento viene previsto in una delibera del Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Nel 2004 Anas approva il progetto preliminare e nell’anno successivo verranno ottenute le autorizzazioni ambientali (Via). Al progetto vengono destinati i fondi cosiddetti ex Fas (Fondi per le aree sottosviluppate): alla fine saranno circa 295 milioni. A vincere la gara, come detto, è la Bolognetta scpa con una offerta pari a 177 milioni su una base d’asta di circa 222 milioni. Il costo per il solo progetto preliminare sarà di quasi un milione e mezzo. Per il viadotto ceduto sono stati spesi quasi 13 milioni. Una storia iniziata 14 anni fa. Ma il viadotto, dopo una settimana, è già chiuso.