Ci risiamo. Comme d’habitude, Rosario Crocetta nei momenti di difficoltà si rifugia nel vecchio vizio del giustizialismo. Quello che al governatore piace ripescare solo quando fa comodo, rispolverando il garantismo solo per amici e sodali. E così, sempre più isolato, ininfluente e commissariato, Crocetta coglie al balzo la palla dell’inchiesta Mafia Capitale per attaccare il suo segretario Fausto Raciti e la sua apertura a Ncd. “Ecco con chi mi vogliono far fare l’alleanza”, soffia maligno il governatore affidando alle colonne di Repubblica la particola di veleno. Riuscendo in un prodigio, quello di provocare la reazione di Forza Italia che con Marco Falcone interviene (e a ragione) a difesa degli odiati “cugini” di Ncd. “Il governatore – scrive Falcone centrando il tema -, consapevole dei propri gravi limiti, della manifesta incapacità della sua giunta nella gestione della macchina Sicilia cerca con ogni mezzo di mistificare e di spostare l’attenzione pubblica in direzioni lontane da Palazzo d’Orleans”. Già, vecchio, solito, consumato giochino. Che suona ormai quasi grottesco. E sarebbe ora che qualcuno, tra quanti gli garantiscono la permanenza alla presidenza della Regione, spieghi al presidente Crocetta che su quella poltrona il dovere che gli compete non è quello di sputar sentenze sulla questione morale (a un tanto al chilo). Ma è quello di governare la Sicilia.
Della questione morale ci si ricorda, ancora una volta, solo per convenienza. Ma Palazzo d'Orleans dovrebbe servire ad altro.
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