Hic sunt leones. Laura Boldrini – presidente della Camera e donna pervasa da un incipriato sentimento solidale di natura terzomondista – è stata allo Zen 2, ripulito per l’occasione. Ha messo quattro ideuzze in croce, prima di tornare nel cuore dei palazzi romani. Praticamente un safari istituzionale.
Non è la prima, né sarà l’ultima dama di carità. Un tempo, la Sicilia era terra di gitarelle antimafiose. L’uomo delle istituzioni ‘scendeva’ a Palermo, balbettava due parole dedicate alle stragi: “Verità e giustizia”. Poi risaliva, godendosi l’eco del fruscio cartaceo dei titoloni sui giornali. Oggi, si sa, l’antimafia è un articolo che non risalta più nel marketing degli stupori e dei tremori. L’acqua del suo fonte battesimale – lì dove bastava intingere l’unghia di un indice e aspergere l’uditorio, per essere proclamati santi – si è irrancidita a causa delle note vicende.
Ci sono rimasti giusto i miserabili, il terzomondismo cucinato in casa, col gusto dei rinomati biscotti della nonna, per certe nobilissime passerelle. Hic sunt leones: ecco i leoni spelacchiati, senza denti, reclusi nella gabbia di ciò che non può essere redento. Boldrini, in un sussulto di tenerezza, ha pure accarezzato due gatti, informano le cronache, sempre informatissime, e si è intrattenuta con alcune signore del luogo.
Prima ancora aveva pronunciato la fatidica frase: “Le persone hanno diritto a una vita migliore”. Infine, è ripartita, la caritatevole presidentessa, con le sue cartoline del safari. Lasciandosi dietro lo Zen, le gabbie e un tenue miagolio di felini sedotti e abbandonati.