Caso Riggio, Apprendi contro tutti | All'Ars la guerra del seggio - Live Sicilia

Caso Riggio, Apprendi contro tutti | All’Ars la guerra del seggio

Pino Aprendi, primo dei non eletti all'Ars del Pd

Il primo dei non eletti nel Pd attacca la commissione antimafia e il suo partito.

PALERMO – Il “caso Riggio” si arricchisce di un nuovo capitolo. La Commissione Verifica dei poteri all’Ars ha respinto per un vizio formale la richiesta con la quale Pino Apprendi, primo dei non eletti nel Pd, ha chiesto la decadenza da deputato regionale di Francesco Riggio. Il parlamentare è stato condannato dalla Corte dei conti, con sentenza definitiva, al pagamento di 3.722.374 euro per reati riconducibili alla gestione del progetto Coorap, finito sotto esame per il caso-Ciapi.

“Lo status di condannato per reati contabili, ai sensi della normativa nazionale sugli Enti locali, che secondo la Corte costituzionale è immediatamente applicabile anche alla Sicilia, avrebbe dovuto far decadere, per sopravvenuta incompatibilità, l’onorevole Riggio dalla sua carica elettiva” sostiene Apprendi. Che a tale scopo, da primo dei non eletti, ha presentato nelle scorse settimane “una diffida ai vertici dell’Ars affinché applicassero la legge nazionale, e i principi costituzionali in essa espressi, disponendo lo scorrimento della lista”. Domanda respinta per “asserite irregolarità formali”, per le quali la Commissione “ha deciso di non pronunciarsi nel merito della mia richiesta”.

Una scelta che non è andata giù ad Apprendi, che parla di “comportamento pilatesco che vede complici tutte le forze politiche presenti in Assemblea che, alla legalità, preferiscono evidentemente la difesa corporativa dell’onorevole Riggio”. Scelta che ha spinto Apprendi e i suoi legali Leone e Fell, a ripresentare la diffida. E l’ex parlamentare ne ha per tutti. Dalla politica che “anche in questo caso, preferisce stare zitta”, alla commissione Antimafia dell’Ars, che “dovrebbe fare la battaglia istituzionalmente per la legalità”. Ma Apprendi ne ha anche per il suo partito, il Pd, e per la Regione Siciliana “che fino a prova contraria, malgrado i danni subiti, non risulta si siano costituiti parte civile nel processo penale nei confronti di Riggio”. La polemica sembra destinata a continuare. E la poltrona di Riggio a restare in bilico.

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