Sono stati i carabinieri a disarticolare una presunta associazione a delinquere che si occupava di truffe alle assicurazioni. Il bilancio è di sette arresti, 52 denunce, per centinaia di falsi incidenti con relativo esborso di centinaia di migliaia di euro. L’indagine, denominata “Crash Test”, è iniziata nel settembre 2007, dopo che il principale indagato, Silvio Napolitano, 57enne di Termini Imerese, era stato designato quale vittima di imminente omicidio da parte della famiglia mafiosa di Termini Imerese. Era ritenuto un “cane sciolto” che non si atteneva alle regole di Cosa Nostra termitana – spiegano gli investigatori – perché responsabile di una serie di reati contro il patrimonio senza il permesso dei locali vertici mafiosi che lo ritenevano pure colpevole di alcuni furti commessi in alcuni cantieri gestiti da imprenditori che pagavano il pizzo.
Nel giugno del 2007, proprio per questi progetti di omicidio, furono arrestati i principali esponenti delle famiglie mafiose di Termini Imerese, Trabia e Caccamo: Giuseppe Bisesi, Vincenzo Salpietro e Giuseppe Libreri nell’
operazione coordinata dalla Dda, nel corso dell’operazione “Camaleonte”.
Ma nei confronti di Napolitano “salvato” da una probabile condanna di Cosa Nostra, sono scattate le indagini dei carabinieri di Termini Imerese coordinati dalla Procura della Repubblica. Dopo quasi un anno di intercettazioni, pedinamenti e accertamenti eseguiti presso varie agenzie assicurative, i militari avrebbero ricostruito le dinamiche criminali di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata a commettere truffe in danno di compagnie assicurative.
Sono quasi 100 i sinistri stradali messi in atto dagli indagati in poco meno di un anno, sinistri mai avvenuti nella
realtà e per i quali diverse compagnie assicurative hanno liquidato rimborsi per diverse centinaia di migliaia di
euro. Si ritiene che l’ammontare complessivo della truffa superi il milione di euro.
Silvio Napolitano, con il figlio Domenico, 39enne di Termini Imerese, e Giovanni Billeci, 33enne di Termini Imerese, sono considerati il vertice e la mente dell’organizzazione criminale. Gli stessi, per la commissione delle truffe e la simulazione dei falsi sinistri, si sarebbero avvalsi – secondo gli inquirenti – della collaborazione di Santo Daniele Piampiano, 33enne di Termini Imerese, Luigi Benedetto, 23enne di Termini Imerese, addetti alla gestione di un’officina abusiva situata in largo Concerie, a Termini Imerese, nei pressi del palazzo popolare noto in città con il nome di “Palazzo Dallas”. Presso questa officina sarebbero state smontate le targhe e preparate le auto e le moto che
dovevano risultare coinvolte nei falsi sinistri stradali; Giovanni Battista Salvo, 34enne di Termini Imerese, consulente di pratiche automobilistiche e sinistri stradali, incaricato di istruire e presentare alle compagnie
assicurative le richieste di risarcimento per i sinistri falsi; Fabio Sciortino, 41enne di Palermo, quale perito di una nota compagnia assicurativa, incaricato di provvedere alla liquidazione di un ingente numero di sinistri falsi. Ecco l’idea alla base delle truffe, secondo i carabinieri.
I capi dell’associazione per tutto il 2007 e il 2008 avrebbero reclutato soggetti compiacenti che, in cambio di denaro (spartizione dei proventi tratti dal rimborso delle assicurazioni), avrebbero fornito i loro dati personali e gli estremi degli autoveicoli/motoveicoli di proprietà risultati coinvolti nei sinistri. Si tratta per lo più di soggetti in precarie
condizioni economiche, disoccupati o momentaneamente cassintegrati che, pur di ricevere del denaro, avrebbero ceduto alle promesse di facili guadagni. In molti casi si tratta anche di parenti, amici e conoscenti, disposti a partecipare consapevolmente ai falsi sinistri. Quasi 100 sono i falsi sinistri scoperti e le relative pratiche recuperate presso le agenzie assicurative di diverse compagnie di assicurazione dai Carabinieri, 52 sono le persone che, responsabili di aver partecipato alla simulazione dei sinistri, sono state denunciate in stato di libertà alla Procura della
Repubblica di Termini Imerese per concorso nel reato di truffa.
Questo sarebbe stato il modus operandi dei truffatori: alle persone che volontariamente sarebbero state coinvolte nel falso sinistro, una volta reclutate, veniva richiesto di compilare i moduli di constatazione amichevole di sinistro stradale e di portare le rispettive auto o moto presso l’officina abusiva per di smontarne le targhe. Con le targhe alla mano, Napolitano e i suoi soci avrebbero iniziato una frenetica ricerca di mezzi identici nella marca, nel modello e nel colore, ma che avessero delle ammaccature alla carrozzeria tali da essere compatibili con il sinistro simulato. Trovato il mezzo idoneo, spesso presso demolitori e cimiteri di autovetture abbandonate, oppure nei grandi parcheggi tra Termini Imerese e Palermo, i truffatori avrebbero sovrapposto le targhe dell’autovettura “sinistrata” e scattavano le foto che avrebbe dovuto fare il perito dell’assicurazione.
Grazie alla compiacenza del perito, che ometteva di fare il sopralluogo dell’auto sinistrata, limitandosi a ricevere la pratica già completa, la truffa veniva consumata: i capi dell’associazione, con il C.I.D., le foto dei mezzi coinvolti
nel sinistro e le fatture delle riparazioni rilasciate di volta in volta da carrozzerie compiacenti, potevano presentare all’agenzia assicurativa tutti i documenti necessari per il rimborso.
I carabinieri, nel corso dell’indagine, avrebbero accertato anche un’estorsione commessa da Napolitano e Piampiano nei confronti del perito assicurativo Sciortino, per costringerlo a liquidare ulteriori due falsi sinistri che quest’ultimo si era rifiutato di accettare, nonché alcuni altri reati (furti, ricettazione e spaccio di sostanza stupefacente).
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