PALERMO – Avevano rubato i soldi alla mamma di un boss. Anche da morto Nicola Ingarao, crivellato di colpi nel 2007 per volere dei Lo Piccolo di San Lorenzo, meritava rispetto. Per i due autori dello scippo scattò la punizione. Furono pestati in un magazzino nel rione Capo.
A raccontarlo è il pentito del Borgo Vecchio, Danilo Gravagna, secondo cui, la spedizione punitiva fu decisa da Paolo Calcagno. Calcagno, fino al giorno del suo arresto, avvenuto nel dicembre scorso, era un insospettabile imprenditore del settore ittico. Ed invece le indagini dei carabinieri lo piazzarono al vertice del clan di Porta Nuova, subentrato a Tommaso Lo Presti. Calcagno e Gravagna si conoscevano bene. Il presunto capomafia lo avrebbe assoldato per mettere a segno alcuni furti. Parte del bottino sarebbe stato versato alla famiglia mafiosa.
Alcuni mesi fa i pm convocano Gravagna e gli chiedono se sia a conoscenza di fatti sangue, pestaggi o aggressioni. E lui risponde: “Pestaggi sì, dico tra l’altro ne sono stato partecipe… è successo il giorno che siamo stati contattati da Paolino, questa persona del Capo, un certo Scurato… e un altro ragazzo, un ragazzo di vent’anni che ora non ricordo come si chiami, hanno scippato la nonna di Gabriele Ingarao”.
Gabriele è figlio di Nicola Ingarao, ucciso nell’estate di nove anni fa. Un commando di killer lo attese all’uscita dal commissariato dove, come ogni giorno, era andato a firmare il registro della polizia. Scarcerato mesi prima aveva preso in mano lo scettro del comando entrando in conflitto con i boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, condannati all’ergastolo per il delitto.
Il racconto di Gravagna è stato riscontrato: l’8 aprile 2013 l’anziana donna è stata derubata da due giovani appena uscita dall’ufficio postale di piazza Verdi, accanto al teatro Massimo. I due malviventi erano fuggiti in direzione del Capo. Nonostante il colpo fosse stato denunciato alla polizia, i mafiosi di Porta Nuova si sarebbero attivati per farsi giustizia. Così racconta Gravagna: “… loro tramite i dischetti sono riusciti a risalire a chi fossero stati gli autori”. E come hanno avuto i dischetti del sistema di sorveglianza? “Questo non glielo so dire, forse dove è successo il fatto c’era qualche telecamera e loro sono andati dal proprietario e si sono fatti dare… sicuramente è così…”. Nessun dubbio su come sia stata sistemata la faccenda: “Questi ragazzi sono stati portati in un magazzino al Capo e qui hanno preso… sono stati pestati”.