PALERMO – “Genovese mi minacciò: voleva più soldi per uno dei suoi enti”. È una storia nella storia, quella che vede protagonista Ludovico Albert, ex dirigente generale del dipartimento della Formazione, defenestrato da Crocetta nel corso di una delle sue prime conferenze stampa. La storia del burocrate torinese, inviato in Sicilia anche in seguito ai consigli del Partito democratico, trova spazio nel dispositivo di condanna all’ex segretario regionale del Pd: tentata estorsione. Questo il reato, che costerà a Genovese 60 mila euro di “risarcimento”. Soldi che andranno ad Albert, appunto. Oltre al pagamento delle spese legali.
“Voleva più soldi per l’ente Training, uno della sua galassia”, racconta Albert che ripercorre quelle giornate. Siamo nel 2012. La legislatura volge al termine, insieme all’esperienza dell’ex governatore Lombardo. Albert in quei giorni “vara”, insieme all’assessore Mario Centorrino, scomparso prematuramente, la graduatoria dell’Avviso 20. La “prima volta” di un Piano formativo finanziato con i Fondi europei. Sarà quello che negli anni successivi cambierà solo nome, trasformandosi in “Piano giovani”.
Quella graduatoria, stando al racconto di Albert, poi vagliato e confermato durante il processo, non sarebbe piaciuta a Genovese. Così, l’allora parlamentare nazionale, pochi giorni prima della chiusura ufficiale della graduatoria stessa, chiede un incontro con Albert, tramite proprio Mario Centorrino, assai vicino a Genovese.
L’incontro avviene nel marzo del 2012 a Messina. “Mi chiese – racconta Albert – di modificare i criteri con cui avevamo valutato il progetto di un ente riconducibile alla sua ‘galassia’. Io ovviamente mi rifiutai. Lui mi rispose che mi avrebbe ‘attaccato a 360 gradi’”. Un racconto che torna in uno dei capi di imputazione trasformati in condanna dal Tribunale di Messina.
Secondo i pubblici ministeri, infatti, Genovese, “in quanto Parlamentare della Repubblica, abusando della sua qualità e delle sue funzioni, tra le quali ricadono quelle ispettive connesse al potere di interrogazione – nonché della sua capacità di incidere, in virtù del suo ruolo di esponente politico, sul governo degli enti locali e regionali, anche per essere direttamente a lui riconducibili l’assessore regionale alla formazione Mario Centorrino ed il deputato regionale Franco Rinaldi – al fine di costringere Albert Ludovico direttore generale del dipartimento regionale della formazione, ad erogare un più cospicuo finanziamento nei confronti della Training service, ente di formazione a lui riconducibile”, convocava Albert “presso la propria segreteria politica in Messina per avere spiegazioni, e al diniego lo affrontava duramente”.
I pm, a dire il vero, in un primo momento avanzano una richiesta di imputazione per tentata concussione. Sarà il legale di Albert, Salvatore Caradonna a chiedere che il reato riconosciuto sia quelli di tentata estorsione. E sarà questa, infine, la strada scelta dai giudici messinesi, che “sposeranno” la tesi del legale di Albert.
Tentata estorsione, quindi. Non andata a buon fine solo per il rifiuto del burocrate. “Da quel momento però – racconta Albert – si cominciò a respirare in assessorato un clima molto pesante. Arrivavano sollecitazioni molto forti, anche le commissioni dell’Ars erano solo luoghi di scontro e urla. Così, nell’estate del 2012 decisi di dimettermi, salvo poi rientrare in seguito alla richiesta giunta direttamente dall’allora ministro Barca”.
Ma ormai la parentesi di Albert alla Regione stava per concludersi. Pochi mesi dopo, infatti, verrà eletto Rosario Crocetta. Tra le prime decisioni ufficiali del governatore gelese, proprio la cacciata di alcuni dirigenti, tra cui Albert, appunto. “Di sicuro c’è – spiega – che l’Avviso 20 che noi varammo è l’unico, finora, che sia passato indenne da tutte le verifiche possibili. Quella graduatoria, di fatto, è quella utilizzata fino a ieri dalla Regione”. Ma con l’arrivo di Crocetta, come detto, Albert lascerà la Regione: “Mi ha stupito e anche un po’ amareggiato – dice – il fatto che il governatore si sia costituito parte civile contro Genovese, ma non l’abbia fatto nel caso che riguarda la tentata estorsione nei miei confronti. Ero pur sempre un dirigente regionale, un pubblico ufficiale, rappresentavo le istituzioni. Ma Crocetta ha preferito che la Regione in questo non si costituisse parte civile”.
Non era gradito al nuovo governatore, del resto, quel dirigente che – spiegherà Crocetta nel corso di un interrogatorio – rappresentava l’esperienza di Raffaele Lombardo e che per questo motivo doveva lasciare la Regione. Una ricostruzione che ovviamente stride col mantenimento, la conferma, in qualche caso la “promozione” di dirigenti regionali anche apicali che con Lombardo avevano rivestito ruoli di primo piano. Qual è stato allora il motivo della cacciata di Albert? “Non saprei – conclude il dirigente – di sicuro, questo lo ricordo bene, Genovese fu uno dei grandi elettori di Crocetta. Dal collegio di Messina, proprio in quei mesi, portò una valanga di voti all’attuale governatore”.