Riceviamo e pubblichiamo
In queste ultime settimane si è più volte fatto ricorso ad una categoria politica di recente elaborazione, quella degli ‘impresentabili’, ossia di quei candidati ad elezioni che, per condanne subite o comportamenti non meglio precisati, farebbero meglio a ritirare la propria candidatura. Ebbene, credo sia necessario, per quanto riguarda il mio caso, fare una operazione verità, perché su di me vi è stata tanta disinformazione e strumentalizzazione e sulla mia vicenda sono state dette e scritte cose inesatte o addirittura false e proprio per questo i miei legali Marco Clementi e Franco Inzerillo hanno già proceduto con relative querele, a difesa della mia immagine e della mia storia politica. Ma stiamo ai fatti: sono stato condannato a sei mesi per corruzione elettorale (pena sospesa) e, detto cosi, il lettore, il cittadino, l’elettore potrebbe pensare ad una storia di bustarelle, di compravendita, di scambio di voti: nulla di più falso! Il sottoscritto è stato condannato (art 86, DPR n.570 del 1960) per un accordo politico, per di più inesistente: avrei garantito le mie dimissioni da consigliere comunale per favorire il primo dei non eletti della lista del mio partito. Ebbene sì, una condanna per un mero accordo politico, come tanti ve ne sono nella politica ogni giorno e che appartengono proprio alla dinamica politica, alla mediazione, alla democrazia. Nessuno scambio di utilità, ripeto, nessuna compravendita da parte mia. Ma la cosa che fa sorridere è che questo accordo politico che avrei posto in essere con la promessa e per il quale sono stato condannato, in realtà non c’è mai stato: non solo non ho mai promesso di dimettermi, ma mai mi sono dimesso dalla carica di consigliere comunale. Al danno, quindi, si aggiunge la beffa. La cosa veramente grave è che un semplice accordo politico venga equiparato ad una fattispecie di corruzione! Secondo questo schema, sarebbe corruzione, ad esempio, la designazione di assessori da parte di un qualunque candidato sindaco o governatore, o il fatto che un eletto in più collegi possa optare per uno di questi e non per un altro per favorire il primo dei non eletti del collegio prescelto! O ancora il fatto che un singolo candidato o un partito possa, al ballottaggio, scegliere tra uno o l’altro degli schieramenti in campo. Una assurdità. Ben venga l’inasprimento delle pene per i casi veri di corruzione politico-elettorale, per i casi di voto di scambio che minano i principi della democrazia e della partecipazione, ma gli accordi politici non sono corruzione. La mia storia politica è fatta di contatto diretto con la gente, di dialogo continuo, di difesa del territorio, di ascolto. Ho una sola faccia, presentabile e pulita, ed una biografia politica che parla di impegno nelle istituzioni ed è per questo che mi ripresento a queste elezioni. La mia presentabilità la stabilisce la mia coscienza e la sottopongo al giudizio degli elettori. Equiparare un accordo politico ad un caso di corruzione è la morte della democrazia e della politica che è mediazione continua, confronto, arte del possibile per il bene di tutti e solo nell’interesse della collettività . I miei legali hanno proposto appello e sono certo che la giustizia italiana, verso la quale ho incondizionata fiducia e rispetto, trionferà nel successivo grado di giudizio.