PALERMO – Una militanza datata 2011, i banchetti e il volantinaggio “sotto la pioggia”. Nel 2015 la candidatura a sindaco e ora una sola certezza: “Si è varcato il limite della coerenza”, il Movimento cinque stelle “va verso una deriva autoritaria e io – dice Gianluca Ciotta, volto storico dei pentastellati di Licata – francamente non ci sto”. Un malessere lungo, che affonda le radici nel tempo e che ha avuto il suo culmine con l’esclusione dalle Parlamentarie per la selezione dei candidati alle Politiche. Ciotta si era presentato, come tanti, e come tanti è stato escluso: “Ma non conosco ancora il motivo”, racconta con il tono dimesso di chi al movimento ha dato anni “e tempo sottratto anche alla mia famiglia”.
Il ‘nuovo’ Movimento cinque stelle, che vede un “capo politico” nella persona di Luigi Di Maio e tante scelte dubbie sui candidati per le elezioni di marzo, non piace più: “Questo Movimento cinque stelle è irriconoscibile, tra scremature ingiustificate di attivisti che hanno dato l’anima per la sua crescita e l’irriverenza mostrata verso le sue basi quasi dimenticate”. Secondo Ciotta, che nel 2015 portò avanti la sua battaglia alle urne per le Amministrative di Licata, “sono venuti meno tutti i canoni ideologici” del movimento: “Non esiste trasparenza nonostante i proclami – attacca -. Ancora oggi, a distanza di 15 giorni dalle Parlamentarie, non conosciamo il dettaglio dei voti nè le motivazioni delle esclusioni”. Elementi che portano a una conclusione drammatica per chi ha speso anni di impegno, “e anche qualche soldo dal momento che non prendevamo rimborsi”, sperando “in un movimento che portasse al cambiamento”: “La democrazia partecipata è una farsa, il famoso ‘uno vale uno’ è una farsa”.
La mente va a una immagine in voga nel M5s delle origini, la piramide rovesciata con i cittadini al vertice dei processi decisionali: “Quella piramide è stata capovolta, è nata una struttura verticistica che decide tutto. Alla base non resta altro che accettare e applaudire le decisioni prese da quattro o cinque persone. I re da una parte e i sudditi dall’altra – è il j’accuse -, mentre chi chiede spiegazioni viene ghigliottinato. Il nuovo M5s è solo selfie e dirette video su Facebook che servono a tenere ‘calmi’ e allo stesso tempo ‘caldi’ gli attivisti che così si sono trasformati in ‘passivisti’. Non è questo il tipo di democrazia interna che sognavo, con gli attivisti ammutoliti e ridotti alla sola mansione dei manifesti o dei volantini”.
Il calendario dei ricordi torna poi alla campagna elettorale per le Regionali, quando il candidato governatore Giancarlo Cancelleri scelse proprio l’ex sindaco di Licata Angelo Cambiano, avversario di Ciotta in quelle Comunali del 2015, come possibile assessore agli Enti locali: ne nacque un contrasto con gli attivisti di Licata che chiesero di essere coinvolti nelle scelte del gruppo dirigente regionale: “Qualcuno dice che il nostro gruppo era chiuso agli esterni, ma non è vero. Siamo sempre stati aperti al cambiamento e con Cambiano, nonostante si fosse presentato con delle liste di centrodestra, non c’erano mai stati particolari attriti – ricorda Ciotta -. Chiedevamo soltanto di essere ascoltati in quanto attivisti presenti sul territorio. In agosto Giancarlo mi avvisò dell’intenzione di Di Maio di incontrare Cambiano in segreto: quella mossa doveva servire a mettere a tacere la stampa dopo le sue dichiarazioni sull’abusivismo di necessità. Gli ricordai per tre volte che gli attivisti avrebbero voluto essere presenti a quell’incontro ma lui ignorò questa richiesta”. Di Maio planò a Licata ma l’incontro fu tutt’altro che segreto: “Spuntò una foto su Facebook, a quel punto chiesi i motivi di quel comportamento nei confronti della base licatese ma i rapporti erano ormai interrotti e quando, a settembre, ci fu comunicato che la scelta era ricaduta su Cambiano feci notare che aspettavamo ancora un chiarimento e che, viceversa, non avremmo sostenuto nessuno. Quello di Cancelleri – prosegue Ciotta – fu un comportamento sbagliato”.
Un rapporto con i vertici regionali incrinatosi in autunno, ma che già negli anni precedenti aveva subito duri colpi soprattutto sul piano dell’interlocuzione con il deputato regionale di riferimento per l’Agrigentino Matteo Mangiacavallo: la vicenda del viadotto Petrulla, la chiusura del punto nascite dell’ospedale di Licata e i danni causati dalla tromba d’aria di due anni fa sono alcuni dei temi che il meet-up locale aveva portato “all’attenzione” di Mangiacavallo: “Mi diceva che aveva presentato delle interpellanze ma non c’è mai stato alcun seguito – sottolinea Ciotta -. Gli ho chiesto più volte di venire a Licata per dare risposte agli attivisti, tutto inutile. In questo modo si è perso il contatto con la base”. Da qui alla sconfitta delle Regionali: “Abbiamo riempito le piazze, eppure abbiamo perso. Come è potuto accadere? La verità è che non c’è più sintonia con la base che, ripeto, nella nuova impostazione deve soltanto applaudire”.
Alle Regionali anche il caso La Gaipa, il primo dei non eletti all’Ars in provincia di Agrigento nelle file M5s che ha patteggiato dopo essere stato accusato di estorsione a un dipendente del suo albergo. Quel nome fu segnalato da Emanuele Dalli Cardillo, avvocato e attivista M5s, anche lui escluso dalle Parlamentarie. Oggi Ciotta rivolge una lettera “all’amico Dalli Cardillo”, chiedendogli i motivi della sua esclusione dalle liste: “Aveva avvertito con largo anticipo che c’erano delle ombre su quel nominativo. Quella segnalazione fu ignorata e spuntò anche una foto con Di Maio, Di Battista, cancelleri e La Gaipa, nel suo albergo”. Secondo Ciotta anche Dalli Cardillo è finito vittima della ‘scrematura’ operata dai vertici del movimento: “Io la chiamerei una vera e propria pastorizzazione”. Una esclusione come tante, come quella che ha preso di mira lo stesso Ciotta: “Ho avanzato la mia candidatura e ho ricevuto, come tutti, la mail che mi invitava a produrre la documentazione necessaria entro il 15 gennaio. Ho fatto tutto il 9 gennaio – racconta Ciotta – e dal controllo sul sito di Poste Italiane la mia raccomandata risulta consegnata il 12 gennaio. In seguito mi è stata recapitata la ricevuta di ritorno con il timbro del comitato elettorale datato 16 gennaio. Lo stesso è accaduto a tanti altri attivisti”. Inutili le richieste di spiegazione: “Quando ho scoperto di non essere tra i candidati su Rousseau ho mandato una mail allo staff, ma non ho mai ricevuto risposta”.
Tanto rammarico, quindi, per un movimento che è cambiato “ma non nella giusta direzione”: “Se tutto questo è il nuovo M5s – conclude Ciotta – vado via irrevocabilmente. Sorridere e applaudire ai comizi senza poter chiedere un confronto non fa per me”. Ma in fondo al cuore resta la speranza che nonostante tutto il possibile governo Di Maio possa ancora attuare “quel cambiamento che speravamo. “Vedremo se, una volta al governo, confermeranno nei fatti le promesse che hanno sempre sbandierato o se anche quelle cadranno. Nonostante tutto nutro ancora molte aspettative sul governo de ‘Il Blog delle Stelle’, ama desso quelle politiche devono dare i loro frutti”.