PALERMO – Uno spiraglio nel braccio di ferro tra l’Amat e il Comune, una prova di dialogo da parte dell’azienda che gestisce il tram per evitare di dover stralciare 29 milioni di euro dai propri bilanci. Tra l’annuncio di nuovi cda, le polemiche in consiglio comunale e lo spettro di un nuovo contenzioso tra via Roccazzo e Palazzo delle Aquile, la politica palermitana è più agitata che mai: sulla graticola c’è infatti la società che garantisce il trasporto pubblico, a cui il sindaco, con una direttiva, vuole togliere quasi 30 milioni.
Un’intenzione per nulla accolta a cuor leggero dall’Amat e dai suoi amministratori e così, da giorni, proseguono i contatti sotto traccia per trovare una soluzione che non condanni l’azienda al fallimento e salvi i conti del Comune. Giovedì scorso il cda presieduto da Antonio Gristina ha deliberato di ritirare il bilancio 2017 già approvato e ieri ha scritto al socio unico, ossia l’amministrazione Orlando, chiedendo comunque un confronto per far ripartire l’iter. Il documento contabile, che riporta una perdita di 6,4 milioni, era stato infatti approvato il 28 maggio, ben prima che il Professore emanasse la direttiva.
Un fatto tecnico, quasi obbligato, lo definiscono all’Amat. Il bilancio è infatti accompagnato da alcune relazioni, ma ovviamente non contempla la successiva richiesta del Comune di stralciare i 29 milioni: un fatto non da poco, che sarebbe assurdo non considerare. Il bilancio, approvato quasi un mese fa, sarebbe dovuto passare dalla Ragioneria e da altri uffici per poi approdare in giunta e in consiglio, ma la direttiva ha stravolto tutto. Dall’azienda precisano che lo stop al bilancio non significa che si accetterà di stralciare i soldi, né che si obbedirà ciecamente ai diktat del Comune: semplicemente si prende atto di una novità di grande rilievo che, per legge, va inserita nelle relazioni, anche se poi a livello contabile non dovesse mutare nulla.
Ma la mossa ha indubbiamente anche un valore politico. Ieri, in prima convocazione, l’assemblea dei soci è andata deserta e la prossima è fissata per il 5 luglio: sembra scontato però che verrà rinviata. I rapporti tra Comune e Amat sono però ai minimi termini: la direttiva è stata emanata senza che vi fosse prima un contraddittorio e le voci di corridoio danno il sindaco deciso a cambiare in toto il cda, forse già all’inizio della prossima settimana. Per giovedì è invece prevista una riunione tecnica, nel tentativo di far ripartire il dialogo: lo stop al bilancio appare come un segnale distensivo da parte del cda, un invito a Palazzo delle Aquile perché si torni a un tavolo così come auspicato anche dal consiglio comunale. Ma non è detto che la cosa riesca.
L’alternativa, del resto, sarebbe lo scontro a viso aperto. Da quando si rincorrono i rumor di un possibile default i fornitori hanno cominciato a preoccuparsi e a chiudere i rubinetti, chiedendo pagamenti immediati. Una situazione che rischia di paralizzare completamente l’Amat, visto che le mosse del Comune vengono lette come un chiaro segnale di sfiducia nei confronti della sua partecipata: e se non ha fiducia il socio, perché dovrebbero averne gli altri? In via Roccazzo la preoccupazione è alle stelle, anche perché lo stralcio dei 29 milioni rischia di compromettere il capitale e quindi di avere conseguenze sia sul Comune (un eventuale crac non lascerebbe indenne nessuno), sia sui creditori che sugli amministratori. “Ci stiamo confrontando con alcuni avvocati – spiegano da Amat – perché gli amministratori, in questo caso, hanno anche una responsabilità personale”.
La speranza della società è di trovare un punto di incontro, dal momento che i bilanci con i crediti contestati sono sempre stati approvati dal Comune. Il problema sono essenzialmente i 29 milioni, perché sulla perdita l’azienda è convinta di poter recuperare: dei 6,4 milioni di rosso del 2017 circa 4,5 sono di accantonamento per il contenzioso da 90 milioni col Comune su Tosap e Tarsu, relativamente al quale però Amat ha già vinto in due gradi di giudizio e attende solo la Cassazione; altri 1,2 milioni sono accantonati per una causa coi dipendenti che risale agli anni Ottanta. “Puntiamo sul biglietto magnetico e sui parcometri per le zone blu per recuperare il resto della perdita, compreso il tram”, spiegano dall’azienda che è rimasta spiazzata dalla ingente quantità di biglietti falsi e tagliandi contraffatti per i parcheggi scoperti in circolazione.
“L’Amat, secondo la visione del Comune, dovrebbe chiudere il proprio bilancio con -35 milioni di euro e, di conseguenza, dovrebbe ridurre il proprio patrimonio sociale a meno di 40 – dice il capogruppo del M5s Ugo Forello – Abbiamo chiesto una verifica urgente della situazione: l’amministrazione deve condividere il suo definitivo orientamento al riguardo ma temiamo, purtroppo, che non ci sia nessuna proposta. Noi da mesi abbiamo già indicato la strada: riconoscere lo stato di crisi e redigere un piano di riequilibrio pluriennale che possa mettere in sicurezza il Comune e le sue partecipate”.
“Dal 2007 la società è in perdita, tranne che per il 2014 e 2016 per fatti straordinari – dice Fabrizio Ferrandelli -. Nel 2014 grazie allo stralcio dei fondi di svalutazione e nel 2016 per il riconoscimento di 16 milioni per un lodo arbitrario del 2008. In più, nel 2007, il patrimonio netto dell’azienda era di 92 milioni e oggi, nonostante in questi ultimi cinque anni ci sia stato un aumento di capitale complessivo per 33 milioni, siamo a 80 di patrimonio netto. Una perdita spaventosa, nonostante l’aumento di capitale. Se Amat accettasse oggi lo stralcio dei crediti e aggiungiamo i 18 milioni di euro di perdita degli ultimi anni, arriviamo a un crollo del patrimonio netto di 50 milioni. Urge immediatamente portare il contratto di servizio di Amat in consiglio, lavorare sui 15 milioni di euro di costi indiretti dell’azienda e dare un piano industriale credibile, prima che il fallimento sia inevitabile”.
“Queste interlocuzioni a singhiozzo tra Comune e azienda sono imbarazzanti – dice Andrea Mineo, vicepresidente della commissione Bilancio – è necessario che torni il sereno per salvaguardare l’Amat, anche in vista del consuntivo e delle prossime scadenze. Bisogna inoltre intervenire sui costi indiretti, che sono il vero problema di questa società”.
Dalla maggioranza si getta acqua sul fuoco. “Il consiglio comunale ha invitato l’unità di crisi a rivalutare alcune considerazioni, anche in virtù di un contraddittorio con Amat che è necessario – dice Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022 e componente della commissione Bilancio – Siamo convinti che si possa trovare un punto di equilibrio che salvaguardi l’azienda, i servizi e i livelli occupazionali. Al tempo stesso attendiamo che il vicesindaco Sergio Marino, che ha anche la delega alle Partecipate, condivida le soluzioni a cui sta lavorando l’amministrazione e che ha semplicemente accennato ai capigruppo: provvedimenti che devono fare il paio con il rinnovo del contratto di servizio”.
I NUMERI DEL BILANCIO
Il bilancio 2017, per quanto ritirato, è comunque una fotografia fedele dello scorso anno. Un documento di quasi 150 pagine, suddiviso in modo schematico e con più note integrative, settore per settore: un modo per sottolineare che i vari settori sono sostanzialmente in equilibrio. Il trasporto pubblico è in attivo di 6,6 milioni, gli scuolabus di 230 mila euro, la segnaletica di 24 mila euro, la rimozione di 150 mila, le strisce blu di quasi 1,4 milioni, la Ztl di 1,7 milioni; solo car e bike sharing sono in rosso di mezzo milione. A pesare, semmai, sono i costi indiretti e comuni alle varie attività che arrivano a 14,8 milioni: materie prime, noleggi, costi postali, spese legali, consulenti, manutenzioni delle attrezzature informatiche, contributi associativi, sanzioni, tasse e amministrativi.
Amat nel 2017 ha maturato crediti per milioni: 65 dal solo Comune, di cui 44,3 da incassare entro 60 mesi; 45,6 milioni si attendono dalla Regione. “L’azienda si è impegnata per sollecitare gli uffici regionali ad accelerare i processi di erogazione dei crediti – si legge nel bilancio – ma il pagamento normalmente non si concretizza prima di un triennio rispetto all’anno di riferimento”. Spulciando il bilancio, saltano fuori anche i mezzi a disposizione al 31 dicembre 2017: 403 autobus, 10 Granturismo, 13 scuolabus, 24 autogrù, 106 vetture del car sharing, 63 mezzi ausiliari, 387 bici del bike sharing, 17 tram.
Sul fronte del personale Amat passa dai 1.574 dipendenti del 2016 ai 1.537 del 2017, per poi calare a 1.472 unità al giugno di quest’anno (di cui otto dirigenti, 30 quadri, 141 amministrativi, 255 addetti alle officine, 113 ausiliari e 925 autisti). Si registrano però carenze che hanno portato l’azienda a prendere 21 autisti dalle altre partecipate, cinque operatori di esercizio da categorie protette, in 26 sono passati da part-time a full-time. In totale l’azienda spende 66 milioni l’anno solo di personale, su un costo della produzione di 102 (di cui 11,7 solo per il tram).
Andiamo ai ricavi. I biglietti fruttano 6,3 milioni e gli abbonamenti 2,4: i primi sono in diminuzione rispetto al 2016 di 220 mila euro, che gli 84 mila euro in più di abbonamenti non riescono a compensare, per un saldo negativo di 137 mila euro. Il cda prevede quindi di aumentare le 606 rivendite e i bigliettai ai capolinea, ma anche di intensificare i controlli e di ricorrere a parcometri e banda magnetica per contrastare i falsari; oltre a questo, l’Amat chiede anche al Comune di sopprimere gli abbonamenti gratuiti ai residenti in Ztl che acquistano il pass annuale.
E’ stato tagliato del 4% il contributo regionale in Finanziaria (sforbiciata che passa al 26% per gli anni 2019 e 2020); appena 340 mila euro arrivano dalla pubblicità, 3 milioni dalle strisce blu, 2,4 dai pass Ztl, mezzo milione dal car sharing, solo 81 mila euro dalle multe ai passeggeri (comunque in aumento del di 51 mila euro rispetto all’anno precedente). Le spese sono note: 66 milioni di personale, quasi 12 milioni di tram senza avere in cambio alcun contributo.