PALERMO – Il ritorno in Forza Italia era già maturato da un po’. Ma nei giorni scorsi a Catania, Giovanni La Via, Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione, forzisti di ritorno dopo la parentesi alfaniana in Ncd-Ap, lo hanno celebrato con un evento pubblico. Archiviata la stagione delle alleanze dei centrosinistra, il gruppo catanese torna a pieno titolo nei ranghi di centrodestra. E La Via, eurodeputato del Ppe, assicura che la collocazione naturale di Forza Italia è questa. Anche se le sirene di un possibile dialogo con i renziani del Pd cantano da un pezzo. Non è il momento, dice il politico catanese.
Onorevole La Via, siete tornati in Forza Italia alla fine. Ha avuto un suo senso l’esperienza di Ncd?
“È stato un momento storico particolare nel quale c’è stata una visone diversa rispetto ala necessità di garantire la governabilità del Paese. Quando il Pdl si è di fatto diviso in due tra chi ha deciso di continuare un percorso e chi ne ha fatto un altro. Beh, debbo dire che in una fase storica ha avuto un senso sicuramente. Io l’ho vissuta però in Europa sempre all’interno del Partito Popolare Europeo, dove sono sempre stato con i colleghi di Forza Italia. Abbiamo sempre lavorato insieme. Nel momento in cui il percorso di Ncd divenuto poi Ap si è fermato, io l’ho detto il giorno dopo, rientro nel centro destra e questa era la casa naturale”.
Lei però ha corso alle Regionali in ticket con Fabrizio Micari per il centrosinistra.
“Sì, era una conseguenza della scelta del partito. Avevo seguito Angelino finché lui non ha chiuso questa esperienza, però sono stato sempre convintamente popolare in Europa, popolare e non populista”.
A proposito di popolari e populisti, a dire il vero ormai nel Ppe c’è un po’ di tutto, anche populisti di destra alla Orban.
“È una famiglia ampia, dove convivono all’interno dei valori popolari formazioni politiche che hanno sfumature su alcune cose profondamente diverse. Fides di Orban ha sicuramente delle posizioni non in linea con alcuni valori che soni propri del Partito Popolare. Infatti una parte dei Popolari ha votato per la procedura di infrazione all’Ungheria per violazione di diritti fondamentali”.
Lei l’ha votata?
“Sì’. Il tema è quello. Ma mi sembra che nell’ultima riunione di Helsinki si sia tornati a un unicum, dove tutti sono rientrati nei canoni dettati dal Partito Popolare. Io vedo che anche Salvi che all’inizio pensava di per essere spalleggiato da Orban, da Kurz, la frangia destra della famiglia Popolare, è rimasto totalmente isolato in Europa”.
Sarà isolato in Europa, ma in Italia, stando ai dati delle ultime Politiche e ancora di più a tutti i sondaggi, piuttosto univoci, Salvini è ormai il baricentro del centrodestra.
“Noi manteniamo la barra moderata di questo centrodestra e vogliamo continuare a costituire la barra europeista della coalizione. Speriamo che gli elettori comprendano che parlare alla pancia della gente è facile, poi realizzare quello che si è detto è più complesso. In una fase di governo affiancare misure di investimento e misure per la riduzione fiscale è una cosa, una cosa ben diversa è pensare di poter fare solamente misure non produttive che rischiano di portare fuori strada il treno Italia. Io sono obiettivamente preoccupato della procedura di infrazione per l’Italia, credo che gli italiani non avrebbero idea di cosa comporterebbe”.
Ce lo spieghi lei.
“Andremmo sotto il controllo della Trojka. Questo significa che la politica economica ci sarà dettata da soggetti esterni al Paese Saremmo il primo Paese europeo sottoposto a una procedura di infrazione per la non applicazione delle misure concordate da tutti i Paesi compresa l’Italia con Salvini al governo. Guardate alla Brexit. Una parte degli inglesi vorrebbe tornare indietro e per noi sarebbe ancora più difficile perché siamo dentro l’euro, loro no. Il rischio è dover applicare misure draconiane. Obiettivamene è una follia la scommessa di Salvini e Di Maio, questa sfida all’Europa, che a loro serve per lucrare qualche voto in più ma rischia di provocare misure pesanti per gli italiani. L’Europa invece concede occasioni importanti. L’Ue sta mettendo a bando 15mila inter-rail peri giovani per fare conoscere come funziona l’Europa. Queste sono le cose che io ho provato in più occasioni a promuovere. Il tema è che gli italiani molto spesso non partecipano ai bandi europei”.
Abbiamo assistito a qualche schermaglia tra Micciché e l’ala ex An del partito in Sicilia. Ma c’è una divaricazione dentro Forza Italia?
“No, non credo proprio. Io ho sempre considerato positive le differenze di opinione e il dibattito interno ai partiti. È giusto che emergano posizioni differenti e poi vedremo come trovare una sintesi. La linea del partito mi sembra perfettamente delineata da Miccichè”.
Non è che al momento tra i berlusconiani c’è una parte attratta dalla Lega e una da Renzi?
“Non credo che ci sia un interesse a muoversi in questa direzione, per adesso non lo vedo all’orizzonte. Abbiamo detto che la posizione è stabile all’interno del centrodestra”.
Però col Pd ci avete governato.
“Sì, certo. Ma ancora non mi sembra che siano maturi i tempi per un partito europeista contro uno antieuropeista. Vedo ancora il centrodestra e il centrosinistra. L’intesa tra Berlusconi e Salvini confermata da un incontro domenica va nella direzione di candidarsi in coalizione in tutte le Regioni che vanno al voto. L’asse fondamentale del centrodestra rimane stabile. Certo è successo quello che era successo con Ncd: nel momento in cui c’era la necessità di dare un governo al Paese qualcuno ha creduto di doverlo fare. Noi siamo preoccupati per le misure che stanno mettendo in pista”.