PALERMO – Arriva uno sconto di pena per Alessandra Ballarò, la ragazza che uccise a colpi di pistola il vicino di casa e ne ferì un altro. In primo grado era stata condannata a 18 anni di carcere che in appello diventano 13 anni e 8 mesi.
La giovane donna poco più che ventenne, il 7 ottobre 2017, uccise Leonardo Bua e ferì il fratello di quest’ultimo, Giuseppe. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per l’imputata, difesa dall’avvocato Giuseppe Di Stefano, contestando l’aggravante dei futili motivi. I giudici, però, le concessero l’attenuante di avere reagito a una provocazione. Aveva fatto fuoco per difendere il padre col quale i Bua avevano litigi da anni per la vendita di un immobile nel cortile del rione Arenella. Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire le argomentazioni logico-giuridiche seguite dalla Corte di appello presieduta da Angelo Pellino. Confermato il risarcimento dei danni in favore dei parenti della vittima.
La svolta nelle indagini arrivò poco dopo il delitto grazie ai poliziotti della squadra mobile che notarono la presenza di un impianto di videosorveglianza che la famiglia Ballarò aveva fatto installare per monitorare eventuali danneggiamenti subiti dai rivali. Telecamere che si sono rivelate decisive per chiarire quale mano impugnasse l’arma che sparò ai fratelli Bua. Alessandra Ballarò confessò il delitto, ricostruendo i continui litigi che l’avevano portata a temere per la vita del padre.
“Temevo che ammazzasse, me, mia sorella e soprattutto mio padre, l’unica persona che mi è rimasta”, aveva detto la ventenne. La madre, infatti, era morta pochi mesi prima per una malattia. Poi, ricostruì una scia di episodi a sua discolpa. Nel febbraio 2016 qualcuno aveva forato le gomme e spaccato il vetro della sua macchina. Era forte il sospetto che fosse stato qualcuno dei Bua. Pochi mesi prima del delitto qualcuno sparò due fucilate contro la porta di casa dei Ballarò. Da qui la nuova denuncia e la decisione di proteggersi con una telecamera che avrebbe ripreso prima il pestaggio del fratello di Ballarò e poi l’omicidio in piazza Caruso.
Il padre – così aveva riferito Alessandra Ballarò – ex operaio del Coime in pensione e in attesa di un trapianto di fegato, era sceso in strada per cercare di placare le ennesime tensioni. Ed invece i Bua si sarebbero presentati con le peggiori delle intenzioni. Addirittura armati di bastone. Urla, spintoni, una schiaffo al padre. A quel punto la ventenne entrò in casa e prese una pistola, detenuta illegalmente.