Province: elezioni sì, elezioni no | Tutti i dubbi sulla "marcia indietro" - Live Sicilia

Province: elezioni sì, elezioni no | Tutti i dubbi sulla “marcia indietro”

Dopo il rinvio, Musumeci ha detto che martedì il governo presenterà un emendamento per annullare la decisione dell'Ars. Ma è possibile?

PALERMO – Sarebbero dovute tornare al voto il 30 giugno ma mai come adesso regna l’incertezza. Così, sulle elezioni delle ex Province è l’ennesimo caos. Dopo il rinvio delle votazione Musumeci vorrebbe annullare gli effetti del voto dell’Ars. La linea del presidente però potrebbe incontrare alcuni ostacoli. LiveSicilia ha sentito così alcuni deputati di lungo corso o con incarichi istituzionali all’Assemblea regionale siciliana per comprendere quali sono gli scenari e se Sala d’Ercole potrà dare subito seguito alla volontà del governatore.

Lo stop alle elezioni è arrivato grazie a un emendamento proposto nella discussione della legge sui marina resort. Un blitz della maggioranza alla maggioranza firmato dai capogruppo di Fratelli d’Italia, Popolari e autonomisti, Sicilia Ftura Udc e Misto. Subito ha cantato vittoria Cateno De Luca, sindaco della Città metropolitana di Messina, che ha fatto del rinvio delle elezioni una battaglia personale, che ha rivendicato il voto come l’esito del “patto della Madonnina”, patto elettorale fra lui e Miccichè, e che di questa vicenda è l’uomo chiave.

Poi è intervenuto il presidente della Regione Nello Musumeci che ha dettato la linea del dietrofront immediato: “Il governo proporrà un emendamento già nella seduta di martedì prossimo, ben prima che la norma approvata ieri possa essere promulgata”. In aula la posizione del governatore era già stata evocata da Giusi Savarino ma a nulla era servita la posizione di Diventerà Bellissima.

Fatto il patatrac adesso occorre rimediare. Secondo il vicepresidente dell’Ars Roberto Di Mauro (PopAut) “Le leggi in una sessione non si possono cambiare. Bisogna chiudere una sessione e farne un’altra. In fondo è un fatto tecnico. Si può fare tutto: basta fare una conferenza dei capigruppo così da aprire una nuova sessione”. Insomma, fin quando l’Ars avrà l’attuale ordine del giorno (attendono d’essere esaminati tre disegni di legge di origine governativa: quello sulla pesca, quello sul diritto allo studio e quello sui rifiuti), non sarà possibile ritornare sul punto per mettere ordine salvo non si faccia un nuovo calendario dei lavori

Della stessa opinione è Antonello Cracolici (Pd), anche lui fra i decani di sala d’Ercole: “Nel regolamento dell’Ars c’è una regola che dice che nella stessa sessione non si può votare su una cosa per cui l’Assemblea si è espressa”. Ma per Cracolici c’è un’altra ragione che rende impraticabile la soluzione proposta dal presidente della Regione. “La legge – ha spiegato – deve essere pubblicata, altrimenti come si può modificare, quella norma? Al momento – ha proseguito Cracolici – esiste solo un voto e l’Ars non può abrogare un voto. Spesso – ha chiosato il democratico – si farebbe meglio ad approfondire prima di fare dichiarazione che creano confusione”.

“Onestamente, mi chiedo come si possa modificare una norma che ancora non è in vita – ha commentato di Stefano Pellegrino (Fi), avvocato e presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars – questo richiederebbe quindi la pubblicazione. È chiaramente una situazione inusuale”. Poi Pellegrino ha proposto lo scenario che a lui sembrerebbe più adatto. “La questione – ha spiegato – va risolta con un progetto normativo completo, piuttosto che con un emendamento che in questo caso andrebbe nella legge sulla Pesca. Così sarebbe fatto l’opportuno passaggio nella prima commissione. Devo costatare invece che sia la Commissione che l’assessore agli enti locali siamo stati scavalcati da questo voto dell’Assemblea. Certamente però – ha concluso il forzista – non sarebbe rispettata la data di giugno e si potrebbe riuscire a fissare la data delle elezioni per settembre e ottobre”.

E proprio questa sarebbe la richiesta che ieri Cateno De Luca avrebbe indirizzato a Musumeci: “Prima risolviamo il problema finanziario e poi sarà legittimo chiedere al Parlamento siciliano di modificare la decisione assunta e magari garantire lo svolgimento delle elezioni ad ottobre 2019”. Martedì sapremo quali sono le mosse che il governo vorrà intraprendere e che il regolamento dell’Assemblea consentirà di adottare. Solo allora si scoprirà se il rinvio è inevitabile.

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