L’assessore Bernardette Grasso ha tuonato. Contro le “falsità” dei giornali nazionali, contro le prese di posizione delle opposizioni e contro le notizie che LiveSicilia ha raccontato ieri, in diretta, da Palazzo dei Normanni. E così, ecco che un evidente errore, una scelta infelice, diventa un errore doppio, un doppio passo falso.
La vicenda è quella dell’assurda norma con la quale il governo di Nello Musumeci ha aperto a qualcosa come un centinaio di assunzioni di dirigenti esterni alla Regione. Roba che neanche un Crocetta in grande spolvero si sarebbe sognato di portare in Aula. Insieme, poi, ad altre amenità: come quella promozione di massa e senza concorso (per molti un salto doppio, se non triplo) di dirigenti dalla terza alla seconda fascia. Una norma figlia dell’impossibilità, indicata da tribunali amministrativi e del lavoro, di nominare burocrati di terza fascia nel ruolo di dirigenti generali. Eppure la norma portata dal governo era come se dicesse: siccome la Champions League può essere giocata solo da squadre di serie A, promuoviamo direttamente il Trapani in massima serie. Un’idea per fortuna ricacciata in tasca dal governo, dopo le robuste argomentazioni delle opposizioni, ma anche dopo i consigli di pezzi non secondari della maggioranza, a cominciare da quelli del presidente del parlamento siciliano, Gianfranco Micciché che avrebbe intravisto anche lui profili di incostituzionalità.
Così, almeno sulla promozione di massa, per il momento, si può stendere il pietoso velo delle cose finite. Ma la carica dei cento è ancora lì, nel collegato sul personale regionale, accantonato, perché il governo non molla. Anzi, esce il petto in fuori e difende la legge, rilanciandola in vista della seduta di martedì, e non risparmiando risibili tirate d’orecchie a giornalisti e commentatori che hanno scritto “falsità”. Quali falsità? Basta seguire lo stentoreo comunicato di Bernadette Grasso.
A cominciare dai numeri. E qui, davvero viene da sorridere. Per il governo, insomma, i dirigenti in servizio su cui si sarebbe calcolato la quota dell’otto per cento di potenziali assunzioni di esterni, non sono circa 1400 ma… poco meno di 1.200. Si potrebbe obiettare, se si avesse la voglia dell’azzeccagarbugli, che gli ultimi dati ufficiali, potenzialmente in possesso di giornalisti e commentatori, danno numeri un po’ diversi. Prendi la Corte dei conti, ad esempio, esattamente un anno fa (era il 20 luglio del 2018) parlava di di 1.431 dirigenti in organico alla fine del 2017. Ma ci sono dati anche più recenti: quelli di una delibera portata in giunta, giusto giusto dall’assessore Grasso. Era appena il settembre dell’anno scorso: la dotazione organica della Regione prevedeva – scrive la stessa Grasso – 1327 dirigenti di ruolo. Ai quali ovviamente vanno aggiunti gli esterni – che ancora ci sono – e quelli che popolano in qualità di dirigenti gli uffici di staff di assessori e governatore. E così, se non sono 1400, lo sono quasi.
Circa 150 dirigenti, invece, stando ai dati della Grasso sono fuggiti dalla Regione negli ultimi nove mesi. Ma la “smentita” da leguleio non cambia ovviamente la sostanza delle cose. Quando anche i dirigenti fossero davvero e solo 1.180, la quota di esterni che la Regione potenzialmente potrebbe chiamare dall’esterno grazie a quella legge non sarà di 100 ma comunque di… 94 dirigenti. Ai siciliani non cambierà granché.
Eppure, si grida al “falso”, mentre, allo stesso tempo, si difende una norma sbagliata. Il vero errore politico, prima ancora che normativo. Che il governo potrà spiegare bene, magari nei prossimi giorni, alla Corte dei conti. La stessa, per intenderci, che continua a puntare il dito sul numero di dirigenti e sul rapporto tra questi e i dipendenti “semplici”. E soprattutto, che ha, in veste di Procura, più volte indagato sul ricorso agli esterni da parte dei governi precedenti. E dire che quelle indagini, quantomeno, riguardavano il presunto danno erariale dovuto alla nomina di dirigenti generali, se non dell’allora segretario generale della Regione: incarichi, cioè, per i quali il tasso di “fiducia” e quindi di “libertà di scelta” appare, al di là degli aspetti normativi, certamente più alto rispetto alle nomine che il governo vuole aprire agli esterni: dirigenti di servizi, dirigenti semplici, insomma, che sarebbero scelti “intuitu personae”. Dopo avere verificato che nessuno, tra tutti i dirigenti in servizio, possedesse i titoli per guidare un ufficio non apicale. Un evidente controsenso.
E non convincono, ovviamente, nemmeno le difese relative alla cifra stanziata. Anche perché qui il paradosso davvero strappa un sorriso. La cifra di appena “duecento mila euro” messa dal governo a copertura della norma sarebbe “dettata da evidenti motivi di contenimento della spesa” scrive la Grasso. Contenimento che, appare evidente anche a un bambino, sarebbe più efficacemente ottenuto senza la nomina di un esterno, bensì incaricando uno dei 1400, pardòn 1.200 dirigenti in carica.
La pezza peggio del buco, insomma. Una difesa che fa sorridere anche altrove. Quei duecentomila euro sono “certamente non bastevoli – scrive Grasso – a coprire i riferiti e fantasiosi 100 incarichi dirigenziali”. Peccato che a smentire questa fantasiosa ricostruzione, ieri, era già intervenuto proprio il presidente della Regione Nello Musumeci: “Abbiamo stanziato 200 mila euro, – recita il resoconto stenografico della seduta dell’Ars – perché da ora al 31 dicembre quanto vogliamo stanziare? E poi in sede di bilancio 2020 lavoriamo per capire quanti dirigenti di servizio servivano a questo Governo, a questa Amministrazione regionale per coprire alcuni posti particolarmente strategici dove nessuno vuole andare”. Poi il governo, insomma, vedrà quanto stanziare. Intanto, la legge voluta dallo stesso governo, apre le porte potenzialmente a cento dirigenti. Anzi, “solo” a 94.
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