CATANIA – L’estate di San Martino si avvicina a passo veloce ma in tanti rischiamo di non poter onorare il famoso detto che recita più o meno “per San Martino castagne e vino”. Infatti, a denunciare il drammatico calo della produzione di castagne nel nostro paese è proprio la “Coldiretti” che ipotizza un calo di oltre il 70% della produzione globale italiana. Calo che in Sicilia è meno drammatico ma pur sempre impressionante con un segno negativo che si attesta su quote di circa il 50% rispetto a un paio di anni addietro.
Come causa del drammatico calo delle produzione di castagne gli esperti hanno identificato due colpevoli: la siccità, che ha colpito anche questo settore della selvicoltura, e un insetto parassita, che danneggia le piante impedendo loro la produzione di frutti. In merito alla siccità nel nostro piccolo poco possiamo fare se non spronare i governi nazionali e transnazionali, come l’Unione Europea, a elaborare normative che limitino le emissioni di gas serra, che sono tra le principali cause del riscaldamento dell’atmosfera con la siccità che ne consegue, oppure a far rispettare le normative già esistenti, che da sole già basterebbero a contenere l’aumentare di emissioni dannose in atmosfera con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
L’altro colpevole è invece un piccolo insetto, comunemente detto Cinipede galliggeno, il cui nome scientifico è Dryocosmus kuriphilus, che ha le sembianze di una piccola ape ed è originario dalla Cina. Il piccolo parassita compie la sua azione nociva attaccando i germogli delle piante ospiti, in questo caso il castagno, causando la formazione di galle, una sorta di bubboni, che rigonfiandosi ostruiscono la normale circolazione della linfa con la conseguenza che viene arrestata la crescita vegetativa delle piante colpite e, dunque, si ha una notevole riduzione della fruttificazione. Quando in un castagneto si verificano infestazioni di gravi entità si può avere addirittura un drastico deperimento delle piante che ha come conseguenza ultima la morte dell’intero castagneto, “u voscu” per noi catanesi.
Ecco spiegato il perché delle tante poco fruttuose passeggiate nei boschi dell’Etna alla ricerca di castagne. Sono, infatti, molti gli escursionisti o, comunque, coloro che a margine di una allegra scampagnata sull’Etna sono soliti tornare a casa con un bel sacchetto di castagne. Pare proprio che quest’anno ci dovremo accontentare di comprare le castagne al supermercato o per strada quelle già “arrustuti” ma con la quasi assoluta certezza che ciò che acquisteremo non sono castagne dell’Etna ma, nella migliore delle ipotesi, si tratta di frutti provenienti dalla Spagna quando non dai paesi dell’Est Europa.