Fce, Tafuri non molla: |“Il Governo abroghi la legge” - Live Sicilia

Fce, Tafuri non molla: |“Il Governo abroghi la legge”

I giudici di Catania con l’ultima ordinanza hanno dato ragione all’ex commissario straordinario della Ferrovia Circumtenea. Sarebbe “ Illegittimo e non conforme alla Costituzione” il Decreto legislativo che nel luglio del 2011 lo estromise dal suo posto. “Non si può rimanere – spiega – in paradiso a dispetto dei Santi. Il Governo prenda atto dell’errore. Non aspetterò un anno intero”.

Dopo l'ordinanza
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CATANIA. La partita è ancora aperta e Gaetano Tafuri, ex commissario governativo della Ferrovia Circumetnea, non molla. E non lo fa, soprattutto, adesso che ha in mano l’ultima ordinanza con cui, quasi due mesi fa, il Tar etneo gli ha dato ragione. “ Il Tribunale – si legge nell’ordinanza depositata lo scorso 25 ottobre – dichiara rilevante e non manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale del DL n.98 del 6 luglio 2011”.

La sezione staccata di Catania, dunque, ha riconosciuto l’ipotesi di ”incostituzionalità” del decreto legge che, secondo Tafuri, all’epoca fu squisitamente emanato dall’esecutivo di Berlusconi per scalzare la sua figura (troppo vicina a Raffaele Lombardo) dall’esercizio delle funzioni di commissario straordinario della FCE. “ Quella norma – spiega Gaetano Tafuri a LiveSiciliaCatania – fu confezionata appositamente per colpire me. Ero io l’unico destinatario della legge. Per di più fu emanata due giorni prima dell’ordinanza cautelare, già fissata per il 7 luglio”.

“Eccesso di potere per contraddittorietà e difetto di motivazione”: è questo uno dei punti principali su cui si erge il ricorso impugnato dal Tafuri, assistito dal padre, il legale Luigi Tafuri. “Il contenimento della spesa pubblica”, su cui si fonda il decreto, secondo egli, sarebbe stata solo una scusa addotta per giustificare l’esclusione di una figura non particolarmente “gradita” ai tempi. “ Un decreto motivato da mere ragioni politiche, prosegue Tafuri”.

E il riferimento è chiaro ed inequivocabile: la spaccatura tra il Cavaliere e il governatore della regione Sicilia di allora, Raffaele Lombardo, di cui Tafuri era un fedelissimo, sarebbe stata la reale motivazione del provvedimento legislativo. “L’unica azienda – recita l’ordinanza – ancora non trasferita alla competente Regione è la Ferrovia Circumetnea. (…) Il ricorrente è quindi l’unico commissario governativo cessato dall’incarico. L’emanazione del Decreto Legge (…) sembra avere l’obiettivo peculiare di escludere , comunque, il ricorrente.”

Ma non è tutto. Com’è noto, al posto di Tafuri, ad occuparsi della gestione dell’ente subentrò, Virginio Di Giambattista, direttore generale del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Una manovra, però, ritenuta dai legali ben lungi dall’essere finanziariamente più conveniente, specie a fronte dell’indennità del Tafuri, che era pari a circa 12mila euro lordi all’anno, “ (…) Non si comprende – si legge ancora nell’ordinanza – come possa concorrere alla stabilizzazione finanziaria e al contenimento della spesa pubblica specie ove si consideri la irrilevanza del compenso in sé e in relazione alle maggiori spese necessarie per i viaggi, l’alloggio, il vitto, e l’indennità del Direttore – cioè Di Giambattista – che dovrà in loco gestire la Fc pur conservando i suoi compiti presso il Ministero”.

Adesso toccherà alla Corte Costituzionale pronunciarsi, ma intanto che il caso rimane sospeso nelle lungaggini della giustizia, Tafuri scalpita perché in fin dei conti non ha mai smesso di sperare di riottenere il suo amato incarico alla Ferrovia Circumetnea. “Sono già trascorsi due mesi – prosegue Tafuri – ho avuto una soddisfazione enorme, il Tar ha annullato i due provvedimenti di revoca iniziali, ma comprendo ci sia ancora da aspettare. Spero, comunque, di poter riprendere un dialogo proficuo con il Ministero dei trasporti.” E lancia un appello al Governo. “Lo scenario politico – dice – è cambiato, c’è una nuova maggioranza e soprattutto non c’è una posizione di contrasto. Dunque, non si può rimanere in paradiso a dispetto dei Santi. Spero quanto prima il Governo prenda atto dell’errore e si pronunci in merito”.

Ma nel caso non si registrasse nessun cambio di passo l’ex commissario avverte: “Non aspetterò un anno intero. Se non dovessi avere risposte concrete – aggiunge – ho tutti gli strumenti tecnico-giuridici per proseguire l’iter. Potrei chiedere un risarcimento danni milionario per aver sopportato danni gravissimi alla mia immagine. Non mi è piaciuto affatto il modo quasi vessatorio, in cui fui estromesso – conclude”.

 


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