CATANIA – La vertenza Myrmex: una vicenda intricata e dai contorni opachi. LiveSiciliaCatania da mesi segue le proteste dei dipendenti del Centro di Ricerca Tossicologica ( European Drug Safety and Methabolism) di Catania. L’ultimo estenuante sit in risale al 12 settembre scorso, che vide come ultima tappa il Palazzo degli Elefanti. A seguito di quell’ennesima intensa giornata i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Filctem, Femca e Uilctem ricevettero rassicurazioni telefoniche dall’assessore regionale alle Attività Produttive Linda Vancheri, a proposito di un imminente incontro con il Governatore Crocetta. Un incontro però tutt’oggi mai avvenuto. Senza dimenticare, poi, che lo scorso 9 agosto i sindacati si erano già recati a Palermo e avevano ricevuto dal medesimo assessore le medesime rassicurazioni.
Al momento, la vicenda sembrerebbe essere sprofondata in una situazione di stallo e avvolta da un assordante silenzio istituzionale. Tuttavia, i sindacati sono al momento in attesa di conoscere una data in cui all’Ufficio Provinciale del Lavoro incontreranno per un faccia a faccia il Socio Unico della Myrmex, Gian Luca Calvi, ritenuto inadempiente nel corso di questi due anni, per non essersi mai assunto le responsabilità di quanto sottoscritto, in relazione per esempio al business plan mai posto in essere, e costringendo all’immobilità forzata, 76 ricercatori.
A tutto questo, infatti, si aggiunge la costernazione dei dipendenti, che da due anni a questa parte non hanno mai lavorato un solo giorno e vivono come in un sorta di limbo. “ Non ci ricordiamo più – spiegavano nuovamente a LiveSiciliaCatania in occasione dell’ultima protesta – neanche come si tenga in mano una provetta. Siamo stati pagati per non fare nulla. Durante questi due anni, non abbiamo mai lavorato un solo giorno ad un progetto. Siamo stanchi e avviliti. Questa attesa è peggio di un’agonia. Speriamo che l’esposto già presentato alla Repubblica faccia il suo corso”.
Ma partiamo dall’inizio. L’attività del Centro di ricerca di proprietà Wyeth Lederle fino al 2011, era riservata squisitamente alla sede della stessa compagnia farmaceutica e, pertanto, non direttamente finalizzata ad un mercato. A seguito della fusione con il Gruppo Pfizer i vertici di quest’ultima, per motivi non perfettamente chiari, palesarono la volontà d’interrompere tutte le attività connesse al Centro di Ricerca a Catania, procedendo con un processo di riorganizzazione e razionalizzazione dei vari siti, tra cui quello di Catania. In questo frangente ecco spuntare il nome di Gian Luca Calvi, avvocato pavese, nonché amministratore unico della Myrmex Spa, società dedita alla commercializzazione di protesi ortopediche con sede a Milano. L’imprenditore interessato ad espandere la propria presenza nelle regioni meridionali, decise di avanzare una proposta d’acquisto del ramo d’azienda.
La cessione avvenuta nel settembre del 2011 al costo di 1 euro, comprendeva: l’immobile, i rapporti contrattuali afferenti al ramo d’azienda, 76 dipendenti, beni mobili e mobili registrati, la situazione patrimoniale e il trasferimento dei progetti e agevolazioni ministeriali finanziati dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Miur. Il fixed assets, ovvero il patrimonio complessivo notificato nel contratto di cessione definitivo è pari a 37.714.851. A tanto ammonta, infatti, il valore d’acquisto del Centro di Ricerca rilevato da Calvi con un corrispettivo di 1 euro. “ Il corrispettivo – si legge nel rogito notarile – per la cessione del ramo d’azienda è stato convenuto ed accettato tra le parti in complessivi Euro 1. Detta somma – continua l’atto notarile – è fissa ed invariabile e parte cedente (Wyeth-Pfizer) dichiara di averla ricevuta prima d’ora dalla parte cessionaria (Myrmex)”.
Coinvolto nell’operazione finanziaria l’advisor Deloitte, che ha stimato il valore esiguo economico di 1 euro del Centro a seguito di un attento confronto “con analoghe operazioni avvenute negli ultimi anni” congiuntamente a una stretta comparazione dei pro e dei contro derivanti “dai costi di chiusura e dei costi di trasferimento” del Centro di ricerca. Dai risultati emerse che la Myrmex era “in linea con le proposte riconosciute dal mercato unitamente alla convenienza economica del ‘trasferimento’ rispetto ad una ‘chiusura”. In parole povere, considerando il conseguente “impatto sociale” – e che molto probabilmente non avrebbe giovato all’immagine complessiva del colosso farmaceutico – alla Wyeth Lederle, conveniva cedere il Centro anche al costo esiguo di 1 euro, anziché chiudere. Il manager Calvi, dal canto suo, senza alcun esborso economico, chiuse un affare a dir poco vantaggioso.
L’acquisto del ramo d’azienda è avvenuto anche sulla base di un “patto di stabilità”, già avviato nella stipula preliminare del contratto, poi perfezionato nella fase definitiva e sottoscritto da tutte le parti. Tale clausola, imposta da Wyeth-Pfizer, peraltro già scaduta il 16 settembre scorso, era volta a mantenere inalterato il livello occupazionale del Centro. “ La Myrmex – si legge ancora nel rogito notarile – s’impegna a non dichiarare lo stato di crisi aziendale e non avvierà alcuna procedura di licenziamento nei 24 mesi successivi alla data di efficacia del ramo d’azienda”. Una volta scaduta la clausola, però, è decaduto di fatto ogni vincolo da parte della Myrmex nei confronti della Wyeth-Pfizer. Ragion per cui i dipendenti in agitazione per le loro sorti, a margine anche del mancato ricorso ai finanziamenti regionali, sono da mesi sul piede di guerra insieme ai sindacati.
Ma non è tutto. La cessione di ramo d’azienda tra Wyeth Lederle e Myrmex è stata fortemente “coccolata” dalla Regione Sicilia, la quale intervenne con un provvedimento ad hoc, deliberando un finanziamento pubblico che puntava a garantire la crescita del Centro a Catania. La delibera datata 5 agosto 2011, prevedeva un’allocazione di risorse economiche pari a 13.5 milioni di euro distribuite nell’arco di tre anni, erogabili solo a fronte di una convenzione siglata con il M.I.S.E. o INVITALIA. Tuttavia, nei fatti non risulta che la Myrmex abbia mai avviato procedure per attrarre nuovi investimenti, ma la delibera a riguardo è chiara e precisa: “ L’accordo di programma – si legge – è garantita dall’impegno a cedere a 1 euro, in caso d’inadempienza, alla Regione Siciliana l’oggetto delle cessione”, ( cioè il Centro). A questo punto, dunque, la Regione dovrebbe rivalersi sul Centro, e nel caso, come più volte invocato dai sindacati, verificare la possibilità di nuovi possibili acquirenti.