CATANIA- Chi ha visto “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, conosce il valore che, nell’immediato dopoguerra, avevano le sale cinematografiche: luoghi di cultura, di crescita, di scambio. Luoghi fondamentali per l’identità di un popolo che, come attorno a una madre, si riuniva davanti allo schermo delle sale di quartiere e lì diventava comunità. Quei luoghi, così come molti li ricordano, a Catania non ci sono quasi più: come nel resto d’Italia stanno scomparendo uno a uno. Una moria che sembra impossibile da arginare, da fermare.
Sono oltre 30 le sale cinematografiche cittadine e le arene che dal 1980 sono state dismesse o trasformate in altro, schiacciate dalla modernità e dai multisala, dalla crisi e da internet; un trend che, negli ultimi anni, ha avuto un’accelerata drammatica. Poche, pochissime, sono le sale rimaste in città, ma solo dopo essersi trasformate in multisala e, in ogni caso, per quasi tutte si prospettano tempi ancora più ardui.
Una di queste è il cinema King, l’ex cine Mirone, che ha ospitato l’incontro dibattito “La morte dei cinema (Tra indagine e amarcord)“, sull’importanza sociale che ricoprivano, e ricoprono tutt’ora, i cinema di quartiere: una delle storiche sale del centro storico di Catania che ancora, seppur con grande, grandissima fatica, continua a proiettare pellicole moderne o d’essai.
“Mantenere una sala cinematografica a Catania è estremamente dispendioso e antieconomico – spiega Alberto Surrentino, socio del Cinestudio e gestore del cinema King. Da tempo, infatti, si assiste a una diaspora degli spettatori, i giovani in testa, che preferiscono i Multiplex che, nell’ultimo decennio si sono moltiplicati”.
Proprio per questo Surrentino non è ottimista per il futuro: “Se continuerà così – aggiunge – anche il King chiuderà, seguendo il destino del Capitol, dell’Excelsior, del Corsaro e di tutte le altre sale scomparse negli ultimi anni.