Eh, la vita da circolo… Scorre placida e sorridente.
C’è la coppia di bellocci iscritti da poco che (ancora per poco) arriva tenendosi per mano, in un classico abbigliamento bianco e blu. C’è la divorziata che si è lanciata nello sport e passeggia per i viali alberati tutta truccata, ingioiellata e con i polpacci di Ibrahimovic.
C’è il maratoneta, ci sono bambine bionde che stanno a tavola come piccole regine, chi si fa la storia con il maestro di tennis, chi con il coniuge altrui e poi, ovviamente, come ormai in ogni altra parte del globo terrestre, c’è il cafone.
Come tutti gli eroi contemporanei che mettono su famiglia, il caro amico cafone deve garantire ai suoi una vita agiata e piena. Così si iscrive ad un Club (e secondo me ci va anche a vivere perché è costantemente buttato lì).
Guida per riconoscere il cafone da circolo:
Polo in colore pastello e colletto alzato tipo paravento posteriore, jeans aderenti e Hogan nuove di negozio, capello lungo e camminata da Tony Manero. Voce alta, sempre, anche quando ordina il gatorade, perché lo devono sentire tutti. Finge amore folle per la moglie, che la famiglia perfetta è classy, ma ce prova con le bariste, le cameriere e le mogli degli altri, convinto di non essere visto. I suoi tentativi di chiacchiera spontanea, tesa unicamente all’autosponsorizzazione, hanno incipit assurdi del tipo: “Niente guardo la piscina, la nostra a casa è più grande. Abbiamo anche la barca a villa Igea ma è un travagghiu, qua mi rilasso”. Ma il massimo è stato durante un torneo sociale under 13. Il cafone, convinto si parlasse delle piccole giocatrici del circolo, si intromette in una conversazione: “Sì è vero quello che dici, la Schiavone ha giocato benissimo e anche se mia figlia l’anno scorso l’ha battuta farà strada”. Sì, fai strada anche tu, vai va’.