Una telefonata per replicare alle novità emerse durante quattro ore di interrogatorio del maggiore del Ros Luigi Arcidiacono. Contattato da Livesicilia, appena Raffaele Lombardo risponde, scoppia la ruota dell’auto blu in piena autostrada. Un segno del destino? “E’ la prima volta che accade in quattro anni”, esclama il governatore per indole più devoto che scaramantico, almeno a guardare il laccio rosso che porta legato al polso. “Cos’è questo laccio?”, chiediamo al presidente mentre, cellulare alla mano, cambia auto per raggiungere Palermo. “Sono devoto a San Sebastiano – risponde – il santo che nonostante le frecce sopravvive. Questo laccio me l’ha portato un mio caro amico di Ferla, io ci andavo in pellegrinaggio quando abitavo a Grammichele con la mia famiglia. Compravamo i tamburelli e si prendeva questa “misura” benedetta, cioè un nastro rosso lungo quanto la statua di San Sebastiano”.
Così inizia la lunga telefonata durante la quale Raffaele Lombardo ribatte punto per punto alle accuse del maggiore del Ros Lucio Arcidiacono durante l’ultima udienza davanti al giudice monocratico Michele Fichera. Un processo che vede Lombardo imputato di corruzione elettorale in concorso con elementi di spicco della mafia catanese. “Sono totalmente estraneo e lo dimostrerò”.
IL CASO SAFAB E L’UDIENZA DI OGGI
A quindici giorni dall’udienza fissata davanti al Gip Marina Rizza che dovrà valutare la richiesta d’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, Raffaele Lombardo, oltre ai santi, affida il suo destino nelle mani di un nuovo avvocato, Alessandro Benedetti, che affianca Guido Ziccone. “Come le sembra?”, chiede il presidente , “ci vuole un po’ di prudenza”, in questo caso Lombardo si riferisce a Ziccone, e un poco di determinazione. E qui entra in ballo Benedetti che durante la prima pausa del processo davanti al giudice monocratico Michele Fichera ha lanciato una bordata al Gip Luigi Barone sottolineando che “come ha detto il maggiore del Ros Luigi Arcidiacono, la Safab non è stata favorita da Raffaele Lombardo”. Secondo Arcidiacono infatti, Raffaele Lombardo avrebbe sponsorizzato il progetto delle case per americani realizzato da Maltauro sui terreni dell’editore Mario Ciancio. Un grande affare non andato in porto che avrebbe visto in prima linea per il movimento terra Vincenzo Basilotta, arrestato nel 2005 e adesso condannato in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma il dato che interessa Lombardo è processuale e secondo il legale Benedetti (Livesicilia ha pubblicato il video integrale) venendo meno il favoreggiamento della Safab, cadrebbe uno dei pilastri dell’imputazione coatta. “E le sembra poco?”, sottolinea Lombardo. Difficile dire se si tratti di una novità visto che il mancato sostegno di Raffaele Lombardo era stato già preventivato dal geologo autonomista Giovanni Barbagallo che alla Safab aveva promesso l’appoggio “non tanto di Raffaele che è guardato a vista e non vuole vedere imprese” quanto del fratello Angelo, parlamentare nazionale che avrebbe poi incontrato a Roma i vertici della Safab. Incontro confermato dall’ex consigliere di amministrazione della Safab Paolo Ciarrocca, arrestato nel 2009 dalla Procura di Palermo e licenziato l’anno dopo dall’azienda. Secondo Ciarrocca, Angelo Lombardo, avrebbe fornito “solo generiche assicurazioni di disponibilità e la promessa di parlare con il fratello”. Angelo Lombardo avrebbe messo in contatto Ciarrocca con il responsabile del genio civile che però non risolse il problema. “Mi disse – ha ricostruito Ciarrocca ai pm – che non era possibile in alcun modo cambiare destinazione d’uso all’area”. “Lo stesso Barbagallo poi – ha precisato sempre Ciarrocca – non è riuscito a ottenere alcun risultato”.
Quindi le dichiarazioni del maggiore Arcidiacono non cambiano i fatti emersi in corso d’indagine. L’unica cosa che può cambiare è la valutazione degli stessi. Secondo Barone erano rilevanti, secondo Benedetti, legale di Raffaele Lombardo, non lo sono.
LA CAMPAGNA
I lavori per la piscina nella tenuta di Ramacca del presidente Lombardo sarebbero stati eseguiti -secondo la ricostruzione del maggiore del Ros Lucio Arcidiacono- dal vice rappresentante della famiglia di Caltagirone di Cosa Nostra Pino Rindone, braccio destro del boss Francesco La Rocca. A fornire il calcestruzzo sarebbe stato il sorvegliato speciale “Ciccio Vampa”. Lombardo è sicuro “di non aver mai visto questi signori e di aver incaricato per i lavori della piscina noti imprenditori palermitani e non persone di Caltagirone”. “Quando completarono la piscina – racconta il presidente a Livesicilia – mi trovavo alle Eolie e sono rientrato a ferragosto per guardare l’opera già completa e pagare tutto con regolari fatture”. “Tutto è avvenuto alla luce del sole – insiste Lombardo – al processo faremo anche i nomi di quelli che hanno lavorato nella mia campagna”.
IL FRATELLO DEL KILLER PENTITO E’ UN CONSIGLIERE MPA
Gaetano D’Aquino killer pentito del clan Cappello, mai ha dichiarato di aver votato per i fratelli Lombardo, in compenso aveva suo fratello candidato al consiglio di quartiere per la lista Autonomia Sud. Candidato poi eletto e adesso in sella all’Mpa. “Lo stesso D’Aquino -sottolinea Raffaele Lombardo – ha detto che lui e suo fratello non erano stati assunti per mia iniziativa”. Il presidente sottolinea anche la propria “totale” estraneità al sistema che avrebbe consentito – in cambio del presunto sostegno elettorale della mafia all’Mpa – l’assegnazione dei box del nuovo mercato ortofrutticolo. Il bando scadeva poche settimane dopo la campagna elettorale delle regionali e tra gli assegnatari poi selezionati nel 2009, non si contano pregiudicati e prestanome di ergastolani e killer. Ma anche e soprattutto spicca la Primefruit dei boss Alfio e Vincenzo Aiello. “Il maggiore del Ros ha detto che qualcuno ha ottenuto il posto nel mercato ortofrutticolo senza avere i requisiti? Lo denunci, io che responsabilità ho?”. “Come potevo – aggiunge il presidente – determinare l’assegnazione di box del mercato ortofrutticolo quando esisteva una procedura pubblica di selezione? Mi sembra che alcuni posti erano riservati anche a vecchi titolari del vecchio mercato ortofrutticolo, quindi bisogna misurare le parole, prima di fare accuse gratuite…”.
I RAPPORTI CON MARIANO INCARBONE
Nel ricordo del presidente Lombardo, l’imprenditore Mariano Incarbone, prima di essere arrestato, “frequentava i salotti buoni ed era un insospettabile”. Attualmente Incarbone è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, ha finanziato con 50mila euro la campagna elettorale del 2008 dell’Mpa e con le sue imprese si era aggiudicato l’appalto per la costruzione del parcheggio Sanzio, grazie alla scelta determinante, in contrasto con la commissione, del Rup Tuccio D’Urso, ingegnere molto vicino a Raffaele Lombardo, che ha diretto la sede romana della Regione prima di “finire” a rappresentare l’Italia all’Italrap. “Fatemi capire -dice Lombardo- come avrei dovuto capire che Incarbone era legato direttamente o indirettamente alla Cosa Nostra”.
LA VERITA’ SU BASILOTTA
“Non ci sono altre verità – tuona il governatore – non potevo pagare 4 o 6 camion di ghiaia e il lavoro di due persone che mi hanno montato una rete di recinzione 90mila euro più Iva. Io gli ho pagato anche i 200 camion (che non risultano in fattura e provengono dal centro commerciale Pigno ndr), per Basilotta c’era anche il problema della discarica, cioè dove andare a depositare questo materiale e lo hanno portato nella mia campagna”. Domanda: ma Lei era in contatto con Vincenzo Basilotta o con qualche altro? “Il mio rapporto è stato sempre con il genero che è consigliere comunale Mpa, ma non sono mai andato a braccetto con Basilotta, questo lo testimonierà il sindaco di Castel di Judica che è il mio unico punto di riferimento”.
L’AUTISTA NINO ZAPPALA’
Al momento non è indagato, né la Procura di Catania ha ritenuto opportuno interrogarlo per confermare o smentire le dichiarazioni del pentito Eugenio Sturiale. Quello che è certo, almeno secondo il certificato penale estratto dal Ros, è che Nino Zappalà, uno degli autisti di fiducia di Raffaele Lombardo quando era presidente della Provincia di Catania, è pregiudicato per rapina. “Era uno dei quattro autisti che mi erano stati proposti -spiega Lombardo a Livesicilia- un autista capace di guidare che era un dipendente della Provincia, non mio personale. E’ certo che questo autista è stato assunto durante la mia gestione?”. L’esistenza di questo autista – svelata da Livesicilia – il cui nome è presente anche nel libro mastro riconducibile all’Mpa, giova per comprendere se il pentito Eugenio Sturiale, quando ha parlato di un incontro elettorale tra tale Nino Zappalà e un noto mafioso, si è inventato un nome e una circostanza oppure ha identificato quello che era il vero autista di Lombardo. In qualità di autista Zappalà esiste, diverso è invece l’accertamento del presunto messaggio che lo stesso autista avrebbe recapitato a Sturiale e al mafioso Buda da parte di Raffaele Lombardo: “il presidente non dimenticherà quello che state facendo per lui”. Avrebbe detto Zappalà secondo Sturiale. Questo la procura di Catania dopo quattro anni di indagini e con due processi in corso, che procedono paralleli per valutare gli stessi fatti, non lo ha accertato e quindi non può essere dato per veritiero. Bisogna evitare di giungere, anche in questo caso, a conclusioni affrettate.