“Non me aspettavo” ha ammesso Giuseppe Di Martino, che di lì a pochi minuti avrebbe ricevuto la medaglia d’onore dalle mani del prefetto Giuseppe Caruso, nella sala Generale Dalla Chiesa” della prefettura. Lui è uno dei 29 deportati e internati nei lager nazisti: venne catturato in Grecia, da militare, ma prima di entrare nell’esercito era un fabbro. “Ferrava i cavalli dei tedeschi” ha aggiunto la moglie, che ha sposato dieci anni dopo essere fuggito dal campo di concentramento che lo teneva prigioniero in Jugoslavia. “Oggi si ricorda il 27 gennaio del 1945: sessantasei anni fa vennero abbattuti i cancelli del campo lager di Auschwitz”, ha introdotto il prefetto Caruso. “Questo è il giorno in cui non bisogna fare retorica – ha aggiunto – deve essere un giorno di riflessione, per mantenere vivo il ricordo tremendo di quel periodo”. Si è detto emozionato e commosso e ha sottolineato che mai come oggi “la storia deve essere maestra di vita”.
Solamente pochi degli insigniti hanno potuto ricevere di persona il riconoscimento. Pietro porta con sé il nome e il ricordo del nonno, Pietro Pisciotta: “Mio nonno è stato prigioniero in Germania – ha raccontato – ed è scappato dal campo di Lavoro di Norimberga assieme ai suoi compagni italiani, con mezzi di fortuna. Sono stati accolti dai partigiani sulle Alpi”. A Pietro, il nonno ha tramandato “l’orrore della guerra e la stupidità umana, ma anche la dignità dell’uomo, viva anche nei momenti più difficili”. Alcuni suoi compagni sono venuti a cercarlo dopo la morte: “Mio nonno – ha spiegato il nipote – nella fuga ha salvato la vita ad un suo compagno: dovevano attraversare un fiume e lo ha preso in braccio, portandolo in salvo”. A uno dei familiari, l’Anpi ha consegnato il fazzoletto tricolore: Domenico Aronica era infatti un partigiano e il nipote che ha ritirato il premio ha anche consegnato al prefetto Caruso le memorie del nonno, che ha voluto pubblicare in un libro; un documento che probabilmente, ha detto il prefetto, sarà trasmesso al Musei della Shoa e dell’Ebraismo di Roma e Ferrara.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha infatti indetto una campagna dal titolo “Storie di Memoria”, attraverso la quale sarà possibile consegnare materiale in memoria della Shoa presso ogni prefettura. Presenti alla celebrazione anche il Comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Teo Luzi, il Comandante provinciale della guardia di finanza, il generale Carlo Ricozzi, il questore Nicola Zito e, tra gli altri, i sindaci di Corleone, Partinico, Polizzi Generosa e Termini Imerese. Ecco i nomi degli insignati: Antonio Accardi, Carmelo Arena, Giuseppe Armano, Domenico Aronica, Francesco Paolo Barrancotto, Salvatore Cascio, Gandolfo Salvatorre Cillaroto, Amerigo Coroneo, Calogero Cristodaro, Vito Damiano, Giuseppe Di Martino, Carmelo Dublo, Onofrio Ferro, Giuseppe Fleri, Antonio Giarratano, Gandolfo Gugagliuzza, Salvatore Lo Biundo, Ignazio Macaluso, Stefano Martorana, Ottaviano Onorato, Salvatore Palermo, Pietro Pisciotta, Anotonino Ribaudo, Orazio Roma, Antonino Romano, Francesco Savarino, Giovanni Siragusa, Pietro Storace e Filippo Toscano.