Egr. Dott. Ingroia, chi Le scrive conosce ed apprezza da tempo il suo operato sia per il senso di reponsabilità, sia per la laicità con la quale da tempo cerca di poter esercitare la Sua professione. So perfettamente quanto tempo dedica alla ricerca della verità di su anni bui che hanno massacrato la nostra terra. Però mi consenta di dissentire con lei nell’analisi seppur molto attenta ma anche parziale sul vero problema della gestione dei beni prima sequestrati e poi in seguito, nella maggior parte dei casi, confiscati a mafiosi ed ai loro familiari. Le ho già scritto una volta che il marcio c’è anche all’interno dei vostri palazzi e sicuramente più di quanto lei stesso,
impegnato nella continua lotta al crimine organizzato, possa mai immaginare.
Lo so, ne sono convinto: diranno sicuramente, a buon ragione, che chi Le scrive non ha né origini né moralità. Né, tantomeno, alla luce delle ultime accuse ipotizzate nei miei confronti dalla Procura di Palermo e da altre meno propense al mio ruolo, per poter dare giudizi simili su un tema così apparentemente complesso o peggio giungere a cosi facili e poco edificanti conclusioni. Fate fatica a capire quanto i vostri, sicuramente inconsapevoli, errori o semplicemente sviste, contrapposte poi spesso a severi giudizi nei confronti di tanti, vengono percepiti e poi giudicati dalla gente comune come un chiaro senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni e soprattutto nei confronti della magistratura che in un momento così delicato, è sotto gli occhi di tutti il confitto tra poteri che in questo momento i “soliti intoccabili” stanno cercando di far emergere, dovrebbe far giungere un senso di grande sostegno ad opera della cosiddetta società civile.
Non si stupisca poi che ancora tanta gente preferisce il silenzio alla via della collaborazione. Chi le scrive sa benissimo come ha da tempo intrapreso quest’ultima strada, tutta in salita e che di fatto ha solo peggiorato sia la mia situzione processuale, ma ben cosa più grave, quella familiare.
Aprite gli occhi su come oggi un vero e proprio monopolio, ber retribuito, gira attorno al triste mondo dei sequestri dei beni. E’ inconcepibile che pochi e sempre gli stessi si arricchiscano su tutto quello che comprende questo difficile settore. Proprio ieri mi è stata notificata l’ennesima liquidazione da parte della corte di appello nei confronti di uno degli esponenti più in vista di questo “anomalo sistema” della gestione dei beni, ennesima parcella a carico dell’erario nonostante un presunto tesoro di 60 milioni, stando alla lettura degli atti, dovrebbe permetterne una più serena gestione.
E’ semplicemente ridicolo e assurdo che ancora continua ad accadere tutto questo strapotere sotto gli occhi di una magistratura, non capisco il perchè spesso disattenta. Mettete fine allo ” gestione “di pochi, con la serena e certa consapevolezza che tra tanta gente comune ci son “fior di professionisti” che sicuramente con meno spreco di risorse e sicuramente in molti casi più attenti gestioni potrebbero svolgere lo stesso compito. Date anche Voi con la umiltà e la tanta professionalità che ho sempre riconosciuto a Lei ed ai suoi colleghi un segnale in tal senso.
Cordiali Saluti, Massimo Ciancimino