Da cosa si può partire per un punto sul Coronavirus? Da un elemento che spicca e che si rintraccia di qua e di là nelle narrazioni e nei resoconti. Per esempio, l’agenzia Ansa scrive: “La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (77,6%)”. Ovvero, a casa, in famiglia. E’ uno dei fatti che attirano di più l’attenzione degli esperti dell’Iss, l’Istituto superiore della sanità.
I numeri e i contagi in famiglia
I dati nazionali non lasciano dormire sonni tranquilli. Come abbiamo scritto ieri: “Nelle ultime 24 ore i positivi sono aumentati di 5.372 con 28 morti. I tamponi sono stati 129.471. I nuovi contagi giornalieri individuati in Lombardia sono 983, con un balzo che porta la regione a sopravanzare la Campania che ne registra 769. In Veneto sono 595 i positivi nelle ultime 24 ore, 483 in Toscana”. Di questi 233 in Sicilia. L’Huffington Post riporta le parole del professore Andrea Crisanti, un luminare sul tema, raccolte dall’Agi: “Possiamo ipotizzare che il numero di positivi continuerà a crescere. E’ importante sottolineare che le misure che adottiamo oggi per arginare la diffusione della pandemia saranno evidenti tra un paio di settimane, per cui non dobbiamo assolutamente sottovalutare la situazione”. Secondo le statistiche, la famiglia ha dunque una parte importante nel discorso.
“Non siamo fuori dalla fase difficile”
Il momento è da attraversare con la massima attenzione, come conferma il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto in video all’incontro ‘La Sanità post Covid-19’ a Catania. “Non siamo ancora fuori dalla fase più difficile – ricorda il ministro -. Bisogna mantenere con forza tutte le misure di sicurezza con determinazione, per poter continuare ad avere ancora numeri meno alti di quelli che si registrano in altri paesi europei. La parola chiave è prossimità, con una sistema sanitario che si avvicina ai problemi reali delle persone. Una rete dal basso. Dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo costruire un grande Patto Paese perché il futuro del nostro Paese passa per il suo sistema sanitario nazionale”.
L’allarme degli anestetisti
L’aumento ulteriore dei contagi aumenterà la pressione sulle strutture ospedaliere. Da qui l’avvertimento di anestetisti e rianimatori: “Se l’andamento dei casi di infezione da SarsCov2 continuerà con i ritmi ed i numeri attuali, e senza misure di ulteriore contenimento, stimiamo che in meno di un mese le terapie intensive al Centro-Sud, soprattutto in Lazio e Campania, potranno andare in sofferenza in termini di posti letto disponibili”. Sono le parole rilasciate all’Ansa dal presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo. “Siamo molto preoccupati per le Regioni meridionali – sottolinea Vergallo – dove rileviamo una maggiore impreparazione a far fronte ad un eventuale peggioramento della situazione”.