di LA SIBILLA (enna blog) “Ricette del secolo scorso. Tornare indietro non risolve i problemi”. Replica così il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta alla svolta del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti che ieri ha evidenziato l’importanza del posto fisso per costruire un progetto di vita. Il Tremonti che non conoscevamo applaudito dai sindacati. Dall’opposizione, critico il Pd, che liquida il Ministro dell’Economia con una nota laconica: “Cominci ad assicurare un lavoro ai precari della scuola…”.
Brunetta, non me ne volere, ma proprio te le cerchi! Finalmente il tuo collega, reale responsabile dei tagli indiscriminati ed indifferenziati a Sanità pubblica, Scuola pubblica, Ricerca e Università pubblica, etc., viene folgorato sulla via di Damasco e plaude ad un’idea di essere umano al quale non venga tolta la facoltà di avviare un progetto di vita senza il cappio al collo della precarietà a vita…e tu che cosa gli rispondi?… “Ricette del secolo scorso?…”.
No Brunetta no, tu proprio non vuoi capire!…Forse tu non lo sai, ma il secolo scorso non è poi stato troppo brutto, a parte la discesa in campo politico di Sua Emittenza. È stato un secolo di guerre, di scontri duri, di dittature. Ma è stato anche il secolo in cui i popoli sono riusciti a liberarsi delle dittature, in cui è nata la nostra Costituzione, in cui dopo la guerra c’è stata la ricostruzione con le speranze e il boom economico a seguire. È stato anche il secolo in cui le persone anche se avevano un lavoro modesto sapevano in cuor loro che nessuno le avrebbe derubate della dignità e della certezza di potere mantenere le proprie famiglie con quello stesso lavoro modesto. La precarietà, caro Ministro Brunetta, uccide le speranze, fagocita i sogni, sbrana i progetti, rende impossibile la vita a milioni di persone del tuo Paese costrette a recitare sempre più spesso, anche oltre i 40 anni di età, il ruolo di GIOVANI.
Lo so che non puoi o non vuoi capire, probabilmente anche se tu avessi dei figli, sarebbero gli ultimi a dovere subire le angoscie della nostra generazione. La precarietà nel lavoro non si ferma a quel settore, ma diventa una condanna che si trasmette a sutti i settori della propria vita. Diventa precarietà psicologica, emotiva, sociale, affettiva, familiare, sentimentale. Dire una parola a favore del posto fisso forse non farà guadagnare a Tremonti il Paradiso. Ma, per una volta, caro Brunetta, consentimi di dirti che il tuo amico Giulio è riuscito a sembrarmi persino meno antipatico di te. E scusate se è poco…