PALERMO – “Ogni sezione c’è un palermitano che è associato a Cosa Nostra che la comanda”, mette a verbale il pentito Emanuele Cecala. Grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia e killer si apre uno squarcio sulla vita carceraria nel penitenziario intitolato ad Alberto Lorusso. Per tutti è il carcere Pagliarelli di Palermo.
Il racconto del pentito è entrato nel processo d’appello ai nigeriani che dettano legge, così sostiene l’accusa, nel rione Ballarò con il benestare dei mafiosi di casa nostra. La presenza dei “nivuri” non era gradita in carcere. Uno di loro arrivò allo scontro fisico con Antonino Seranella, uomo di Porta Nuova. Stavano per organizzare una punizione. Poi, il diktat: i nigeriani andavano lasciati in pace, addirittura aiutati perché avevano dato una grossa mano ai mafiosi palermitani nello smercio di eroina.
Paolo Lo Iacono, mafioso di Palermo Centro, fece sapere che “si dovevano tutelare i nigeriani”. Perché? “C’era un interessamento particolare perché li usavano nel traffico di droga”.
Ed ecco che le indagini vanno oltre lo scontro rientrato fra siciliani e nordafricani. Si concentrano sulla vita carceraria. In carcere, come avviene nelle borgate e nei rioni popolari, comandano i mafiosi, “i palermitani, quelli che ognuno c’ha la sua sezione nelle mani, anche perché siamo a Palermo, nel carcere Pagliarelli in sezione – racconta Cecala – ogni sezione c’è un palermitano che è associato a Cosa Nostra che la comanda”.
Dove erano ristretti i nigeriani a fare la voce grossa sarebbero stati Paolo Lo Iacono e Antonino Abbate, cognome che conta da sempre a Borgo Vecchio. “Paolo Lo Iacono e anche un certo Abbate, Antonino Abbate – racconta Cecala – avevano la sezione nelle mani, cioè, tutto quello che succede in sezione corrispondono sempre loro, anche per organizzare uno sciopero, se c’è una rissa loro mettono la buona, se c’è che devono punire a qualcuno lo fanno, che ne so, devono dare qualche schiaffo a qualcuno per qualche cosa lo fanno pure, tutto quello che succede in sezione è responsabile uno che già è stato scelto da altri palermitani”.
Non si viene scelti per caso, ma nel rispetto delle gerarchie di Cosa Nostra: “… è scelto da altri uomini d’onore che scelgono una persona già affiliata a Cosa Nostra e gli danno l’incarico di stare nel piano, prendersi il piano nelle
mani, se c’è di fare qualche cosa, di fare sapere qualche cosa, c’è un punto di riferimento sempre nell’ambito di Cosa Nostra. Le guardie non c’entrano niente, anzi, le guardie sono all’oscuro di questa cosa”.
All’oscuro del fatto che dentro il carcere, proprio come avviene fuori, a regolare la vita dei detenuti sono i pezzi grossi della mafia e nulla avviene per caso.