Stefania Petyx non ha tentennamenti, come se già da tempo la stessa domanda le frullasse per la testa. “Cosa farei se fossi il sindaco di Palermo? Ammetterei il dissesto finanziario, e chiederei subito il commissariamento”. Certo, anni di scandagliamento tra le miserie amministrative palermitane, con l’obiettivo catodico di Striscia la notizia a fare da lente d’ingrandimento, possono aiutare ad avere le idee strachiare su ciò che gira attorno: “Almeno così, nel giro di qualche anno riusciremmo a sistemare i conti. Non credo nemmeno più alle elezioni, ma non per niente, perché non abbiamo i soldi per farle”
Al bando la politica?
“Per un po’ bisognerebbe farne a meno. Ci vuole un tecnico. Se in questo momento fossi il primo cittadino di questa città, con un gesto di onestà, lascerei la mano ad un governo che ripianasse i conti. Per una volta almeno pensiamo al bene comune: a furia di questioni politiche stiamo affondando”.
Quindi le cifre del bilancio prima di tutto?
“Si sta traccheggiando, cercando di fare sembrare buoni i conti. Invece, secondo me, a breve ci troveremo in brutte acque. Se questi non sono guai…”.
La crisi politica ed economica, nel frattempo, è diventata crisi sociale a tutti gli effetti?
“Certo, perché se mancano i soldi si perdono i servizi per i disabili e gli indigenti. Ma viene anche a mancare anche, ad esempio, la raccolta dell’immondizia”.
Lascerebbe tutto in mano ai manager?
“È come quando un’azienda fallisce: arriva un commissario che rimette in sesto la situazione. Abbiamo a che fare con troppe cose che a noi non servono, ma alla politica sì, come ad esempio consulenze e commissioni ad hoc. Un tecnico si dovrebbe occupare solo dell’ordinario, e non dello straordinario”.
Ma da qualche punto, in qualità di amministratore, dovrebbe ripartire.
“Prima di tutto ci sarebbero alcuni sprechi evidenti da eliminare, dovuti ai contentini che i politici devono ricambiare ai loro elettori e ai loro amici. Non possiamo più permetterci favori”.
Nel corso del tempo Palermo ha accumulato un gap di immagine, in Italia e all’estero, che è difficile ricolmare?
“Mi piacerebbe poter dire che abbiamo risolto tutto. È il servizio che sogno di fare, e dire che siamo alla svolta. Basta però parlare con gli albergatori, per rendersi conto della crisi che ha subìto l’immagine della città. Ma non dipende tutto dal sindaco, anche i palermitani bisogna che facciano la loro parte”.
Nessuno si sente escluso dalle responsabilità.
“Per me è più semplice, perché non devo sottostare alla logica di scambio propria della politica. Se vedo qualcosa che non va, devo dirla. E basta”.