“Bersani, tira la corda a Casini, non poteva che essere così. Fallito il tentativo di ribaltone e di instaurazione di un governo tecnico la cui funzione politica era sfaldare il centrodestra si profilano prima o poi le elezioni anticipate. Bersani si prepara ed esige con D’Alema che Casini paghi la cambiale. In altri termini il doppio forno non funziona”. Lo dice in una nota Calogero Mannino, secondo il quale “qui sta il punto di contraddizione di Casini e di tutta la gestione che ha fatto della politica dell’Udc negli ultimi otto mesi”.
“Tuttavia sarebbe auspicabile un ripensamento serio e credibile di Casini che parta dalla eliminazione del suo nome dal simbolo del partito che vuole mantenere fede alle origini, e deve continuare a chiamarsi Udc e non partito della nazione – osserva ancora il parlamentare siciliano – questo è il nome del partito di Fini ma Fini è un’altra storia rispetto alla storia che piaccia e non piaccia Casini deve rappresentare perché egli è l’ultimo democristiano dal quale doveva partire il progetto di una rifondazione non della Dc ma di un moderno, cioè attuale, Partito popolare”.
“Se Casini e’ ancora sensibile a queste ragioni che sono della storia può recuperare non il ruolo personale che e’ una conseguenza, ma il ruolo politico che l’Italia si aspetta con il desiderio che sia un partito che al centro rimanga stabile nella sua linea alternativa alla sinistra. Se così non è, e non sarà, non rimane che augurare a Casini un buon viaggio verso il traguardo bolognese della ripetizione di Prodi”.