A lezione di pizzo dal padre| Tante estorsioni, zero denunce - Live Sicilia

A lezione di pizzo dal padre| Tante estorsioni, zero denunce

I dialoghi intercettati di boss e gregari del rione Acquasanta svelano la mappa del racket

PALERMO – Francesco Pio Ferrante è giovane. Ha soli 23 anni, ma ha imparato in fretta la lezione ‘mafiosa’ del padre Giovanni.

Una lezione iniziata quando il figlio era appena maggiorenne e lo andava a trovare in carcere per i colloqui. Nel 2015, ad esempio, gli anticipava la spedizione di una lettera. Francesco Pio l’avrebbe dovuta mostrare al titolare di una sala bingo per convincerlo a pagare il pizzo: “… ti devi portare i cristiani, hai capito?… dove ti mando che manco io, ti devi portare sempre… quattro cinque picciotti, per fargli vedere… la forza… ci vai, gli dici sono il figlio di Giovanni, gentilmente, gli dici, puoi uscire… devo farti leggere una cosa di mio padre però senza dove ci sono le telecamere, gliela fai leggere, e portatele sempre indietro le lettere, perché se mi vanno a denunciare, siamo consumati… prendi questa lettera e te le riporti indietro, hai capito?… è importante questo discorso, questo è un cornuto e sbirro… gli devi bruciare la macchina… però quando te lo dico io… ora gli devi fare leggere solo questa cosa”.

Il racket delle estorsioni resta una delle principali attività della mafia. Diventa sempre meno remunerativo, ma resta decisivo per controllare il territorio. I Ferrante e i Fontana, imparentati fra di loro, hanno guidato fino al blitz di due giorni fa la famiglia mafiosa dell’Acquasanta.

Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Piergiorgio Morosini su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Salvo De Luca e dei sostituto Amelia Luise e Dario Scaletta, c’è il classico repertorio mafioso.

Le estorsioni, tentate e consumate, sono tante. Una caffetteria in via La Marmora, una rivendita di moto in via Piersanti Mattarella, un ristorante a Mondello, un altro nella zona di via Libertà, un panificio nei pressi del Porto e uno nella zona di via dei Cantieri, tanti negozi di alimentari, frutta e verdura in via Montalbo: è lungo l’elenco di chi ha subito un’intimidazione. Zero denunce e ora i commercianti saranno chiamati dai finanzieri ha spiegare le ragioni del loro silenzio.

Le frasi captate dagli investigatori, d’altra parte, non lasciano spazio a dubbi: “Gli devi mettere una bottiglia di benzina”; “… gli lasci la bottiglia di benzina con la miccia”; “… nel negozio di motori gli devi mettere l’attak ai lucchetti;” “… le toppe… glieli abbiamo incollate…”; “… stasera appena vengo mi faccio qua, questo in via Montalbo… poi me ne vado a Mondello”; “.. vattene con Roberto in via Libertà… ci si devono mettere bottiglie di… una bottiglia di benzina anzi due saracinesche due bottiglie che questo ora sabato scende cento euro e ti prendi cento euro…”.

E poi c’è l’imposizione di farina a ristoranti, panifici e pizzeria. Di carta e sacchetti in altre attività commerciali. Ed ancora altre forme di ricatto, come quella subita dal titolare di una rosticceria a cui imposero la merce da vendere e l’orario di apertura per evitare la concorrenza con altri commercianti “amico”: “… tu non ti permettere… gli ho detto di fare pezzi di rosticceria gli ho detto perché noialtri lo sgarbo a Toni e a Cesare non glielo possiamo fare perché quelli sono amici… puoi aprire… ti metti pollo e pizza la sera e basta”.

 


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