A Santino e Scavo |il premio Francese 2020 - Live Sicilia

A Santino e Scavo |il premio Francese 2020

La cerimonia giovedì 6 febbraio al teatro Santa Cecilia di Palermo

Giornalismo
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PALERMO – L’impegno professionale e civile nella ricerca della verità. Verità che si fa memoria, da trasmettere alle nuove generazioni. E’ il filo conduttore del XXIII Premio nazionale di giornalismo Mario e Giuseppe Francese, in programma giovedì 6 febbraio dalle ore 10 al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo, giorno in cui il cronista di giudiziaria del Giornale di Sicilia, ucciso dalla mafia il 26 gennaio del 1979, avrebbe compiuto 95 anni. Nello Scavo, giornalista di Avvenire, e Umberto Santino, fondatore nel 1977 del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, sono i due vincitori del Premio Mario Francese che quest’anno si è sdoppiato. Ma questa edizione ha coinvolto ben 16 istituti superiori siciliani impegnati in un esercizio di memoria attraverso il moderno linguaggio dei cortometraggi.

Un modello di giornalismo, espressione di un impegno civile sostenuto dalla forza dell’autonomia professionale, ha spinto la commissione del premio a scegliere Nello Scavo, cronista e reporter di guerra di “Avvenire” che, dall’autunno scorso, vive sotto scorta per i risultati di una sua inchiesta sul traffico di migranti nel Mediterraneo. Scavo è riuscito a svelare la presenza del trafficante di esseri umani Abd al-Rahman al-Milad, meglio conosciuto come Bija, all’incontro di Mineo in Sicilia nel 2017 tra autorità italiane e libiche, per arrivare ad un accordo e bloccare le partenze di profughi. Ha svelato gli interessi criminali dei grandi trafficanti di uomini, ha documentato le brutali condizioni umane in cui sono costretti a vivere, e non sempre a sopravvivere, migliaia di disperati nei campi di detenzione libici.

A Umberto Santino la commissione ha riconosciuto l’impegno di una intera esistenza dedicata alla memoria, intesa sia come lotta per assicurare giustizia e verità contro l’impasto politico-mafioso, sia come studio e riflessione continua per l’affermazione del principio della verità storica. Essenziale il suo contributo, offerto con numerosi testi adottati anche nelle università, per l’analisi della mafia e dell’antimafia, con ricerche sulla borghesia mafiosa, su violenza mafiosa e impresa mafiosa, su mafia finanziaria e su mafie e globalizzazione.

Tullio Filippone, giovane collaboratore di Repubblica, è stato invece scelto per il Premio Giuseppe Francese. Filippone ha portato a galla la storia della professoressa Rosellina Dell’Aria, che sarà presente in teatro, sospesa per 15 giorni dall’Ufficio scolastico provinciale con l’accusa di non avere vigilato su un lavoro dei suoi studenti, che avevano accostato i decreti sicurezza alle leggi razziali.

Cronista di nera di grande coraggio, abituato a vivere in prima linea sul territorio, Gaetano Scariolo ha ricevuto la menzione speciale di questa edizione. Il giornalista siracusano, per i suoi articoli pubblicati sul Giornale di Sicilia, è diventato un personaggio scomodo e per questo ha subito l’incendio dell’automobile. Corrispondente oggi dell’agenzia Agi e del sito Blogsicilia, Scariolo fa della presenza sul territorio e della denuncia costante il proprio lavoro quotidiano.

Momento centrale della cerimonia, che sarà condotta dai giornalisti Lidia Tilotta e Luigi Perollo, sarà l’incontro dibattito con i premiati, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Verna, i componenti della Commissione del Premio Gaetano Savatteri, Giulio Francese, figlio di Mario e presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Felice Cavallaro, inviato del Corriere della Sera, Salvatore Cusimano, direttore Rai Sicilia, Franco Nicastro, componente della giunta dell’Ordine nazionale e Riccardo Arena, consigliere dell’Ordine regionale.

Il premio è organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia in collaborazione con Libera, l’associazione Uomini del Colorado e con la sezione siciliana del Centro Sperimentale di cinematografia-Scuola nazionale di Cinema. La presenza della Centro Sperimentale di cinematografia tra gli organizzatori non è casuale. Questa 23esima edizione darà infatti grande spazio e risalto alle immagini come strumento di memoria. C’è grande attesa soprattutto per conoscere il nome della scuola che vincerà il concorso di corti dal titolo “La memoria contro la mafia”, vera novità del premio che sarà presentata da don Luigi Ciotti, l’ideatore di Libera, con un videomessaggio rivolto ai ragazzi. Un contest scolastico che fa parte del percorso di avvicinamento alla grande manifestazione del 21 marzo, la XXV Giornata nazionale in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che quest’anno si svolgerà a Palermo coinvolgendo studenti provenienti da tutta la Sicilia e da tutta l’Italia. La manifestazione sarà presentata da Libera proprio in occasione del Premio Francese.

Venti i cortometraggi che hanno preso parte al concorso, prodotti da sedici istituti siciliani che hanno raccontato storie di coraggio e di sacrificio, di chi è morto o combatte ancora per portare avanti i propri ideali di legalità e libertà. Storie note come quelle di Mario Francese, Rita Atria, Peppino Impastato, Pippo Fava e Rocco Chinnici, e altre meno note ma che ugualmente hanno toccato nel profondo gli studenti, come la vicenda di Lia Pipitone e di Barbara Asta e dei suoi gemellini, morti nella strage di Pizzolungo. Altri hanno invece scelto una personale chiave di lettura della memoria o hanno preferito toccare con mano la realtà andando a intervistare, ad esempio, Anna Alonzo, la “suora dei poveri”, Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage Chinnici, o vittime del racket, come Daniele Ventura e Giorgio Scimeca. Il video vincitore sarà scelto dalla commissione composta da Ivan Scinardo, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia, dai giornalisti Salvatore Rizzo, Gian Mauro Costa e Maria Pia Farinella e dall’attrice Silvia Francese.

Nel corso della cerimonia, infine, sarà proiettato un altro video che svela un aspetto di Mario Francese sconosciuto ai più. Quello più intimo, familiare, quello che lo ha visto nella seconda metà degli anni Settanta presidente del Consiglio d’istituto della scuola Marconi, frequentata dai suoi figli.

 

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