"A Stefania hanno tolto la parola,| noi gliela ridaremo" - Live Sicilia

“A Stefania hanno tolto la parola,| noi gliela ridaremo”

Alla villa comunale di Licodia Eubea serata evento per presentare il libro ”Quello che resta- Storia di Stefania Noce”, scritto dalla giornalista Serena Miorana. Un modo per tenere vivo il ricordo della giovane e per affrontare temi come la violenza di genere e il femminicidio.

FEMMINICIDIO
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Licodia Eubea. ”A Stefania hanno tolto la parola, stasera gliela ridaremo”. Così la giovane scrittrice e giornalista Serena Maiorana parla dell’evento di questa sera: un omaggio alla memoria di Stefania Noce. L’abbraccio simbolico della comunità di Licodia Eubea è pronto ad avvolgere nuovamente la sua giovane figlia, vittima di femmnicidio, di cui tiene vivo il ricordo. ”Quello che resta- Storia di Stefania Noce” questo il titolo del libro di Stefania Maiorana che questa sera verrà presentato a Licodia durante la serata-evento in ricordo di Stefania che vedrà, inoltre, la partecipazione di numerosi ospiti: il sindaco, Giovanni Verga, la criminologa Margherita Carlini, la cantante Rita Botto, la presidente dell’associazione “Sen” Adriana Palmieri e ,via webcam, la senatrice Yosefa Idem e Luisa Rizzitelli (Snoq). La piazzetta del paese intitolata a Stefania racconta il percorso che tutta la comunità di Licodia ha intrapreso dopo l’efferato crimine. A Licodia, all’indomani del femminicidio di Stefania, si è costituita un’associazione che ha scelto di darsi un nome importante: Sen, acronimo di Stefania Erminia Noce e a pseudonimo con cui la ragazza firmava i suoi scritti. Da allora la comunità di Licodia non solo ha tenuto vivo il ricordo della ragazza ma avviato una seria e profonda riflessione sulla violenza di genere, testimone ne è la serata di questa sera organizzata proprio dal collettivo Sen oltre che la presentazione del libro di Maiorana che, partendo dalla vicenda di Stefania, fa il punto sulla cultura sessista dominante che è il seme di svariate barbarie, non ultimo il femminicidio. Dal linguaggio sessista agli stereotipi di genere fino alle politiche basate sulla disuguaglianza dei ruoli nella coppia, tanti i temi trattati dall’autrice che attraverso una struttura circolare e un linguaggio snello ripercorre le tappe della vita di Stefania. La giornalista, intervistata da LiveSiciliaCatania, parla del libro, un testo quasi corale nato dalla collaborazione attiva degli abitanti di Licodia che hanno permesso all’autrice di narrare con puntiglio la storia di Stefania.

Com’è nata l’idea di scrivere un libro sulla storia di Stefania?

L’idea del libro è degli editori della casa editrice Villaggio Maori, due giovani uomini che hanno deciso di dare vita ad una collana di libri sull’ autocoscienza femminile dal nome “ La Modesta”. Il primo volume di questa collana è un libro sulla vita della scrittrice catanese Goliarda Sapienza. Il secondo testo è quello scritto di me e dedicato a Stefania. La scelta è ricaduta su di me perché da anni mi occupo di discriminazione e stereotipi di genere. Abbiamo deciso di scegliere la storia di Stefania per alcuni motivi precisi. In primo luogo perché questa storia, più di altre, permette di smontare una serie di luoghi comuni sulla violenza di genere e sul femminicidio.

Quali?

Si tende a immaginare che la violenza di genere si consumi prevalente in ambienti poveri o culturalmente arretrati e che le vittime siano donne deboli e inermi, invece, Stefania era una femminista convinta, impegnata nelle lotte per i diritti sociali e civili quindi la sua morte ha stimolato un’attenta riflessione considerando che quella violenza si è consumata in un contesto che sembrava immune da fenomeni simili. Questo è il primo motivo per cui abbiamo scelto di raccontare la sua storia. Inoltre, la scelta è stata dettata dal fatto che a Licodia Eubea esiste una comunità che ne tiene vivo il ricordo. A Stefania è stata dedicata una piazza, esiste inoltre un collettivo: il Sen, acronimo di Stefania, Erminia, Noce, (il nome richiama quello utilizzato da Stefania nei suoi scritti). Stefania era una comunicatrice, il suo carnefice le ha tolto la parola, in qualche modo stasera gliela ridaremo.

Lei si è occupata di stereotipi e linguaggio di genere, distruzione attraverso la lingua. Nel libro dedica un capitolo ai media che troppo spesso commettono errori madornali nell’approccio con tematiche legate alla violenza di genere….

Il libro è molto breve. Lo avevo immaginato e pensando a chi normalmente non si approccerebbe a questo argomento. Un libro femminista ma non autoreferenziale, accessibile a tutti. Ho fatto questa scelta per due motivi: un dovere rispetto al tema e perché Stefania era una comunicatrice e aveva a cuore queste tematiche. Mi sembrava doveroso nei confronti della sua figura sviluppare il libro in questo modo: coinvolgendo un pubblico vasto. Il testo parte con la storia di Stefania e si conclude con la storia di Stefania, ha struttura circolare e in mezzo c’è un po’ di tutto. Ho dato spazio al linguaggio e alla rappresentazione della donna nei media a come vengono raccontati questi episodi di violenza. Nel libro racconto di com’è stato trattato un caso di femminicidio avvenuto a Enna all’interno di un pezzo giornalistico: la cronaca nera (o per meglio dire sociale) si è tramutata in cronaca rosa, questo tipo di rappresentazione altera la percezione che la società ha rispetto a crimini di questo tipo.

Quali difficoltà può incontrate un lettore di sesso maschile che non ha dimestichezza con questi temi? Quali espedienti narrativi hai utilizzato per aggirare l’ostacolo?

Il libro è di facile lettura. Ho cercato di non sviluppare la forma un saggio ma comunque di approfondire rendendo il testo comunque semplice da leggere, attraverso esempi semplici e diretti, fondati sulle esperienza comuni vissute dai più, piccoli particolari che ci sfuggono ma che oggettivamente dimostrano come la disparità dei ruoli sia, nei fatti, una costruzione sociale. Si pensi ai giocattoli per bambine: il ferro da stiro, la cucina di plastica. Veniamo cresciuti in modo diverso. Il problema è quello delle prospettive. Maschi e femmine non sono uguali, le differenza sono importanti ma i diritti devono essere gli stessi. Il problema sono i ruoli che vengono associati al genere.

I ruoli come una costruzione sociale, quali le conseguenze?

Parte tutto da lì. Il titolo di un paragrafo del mio libro è eloquente: “Mamma, Madonna oppure troia”. Tutti hanno la necessità di incasellare noi donne in una di queste categorie. Ma neanche gli uomini sono immuni da questo fenomeno. Tutti i casi di violenza di genere partono da casi di lesa mascolinità: quando una donna alza la testa e si ribella a un uomo che tende a imporre il proprio dominio. Dinamiche estreme che fanno riferimento a ruoli che, in un modo più o meno velato, sono stati imposti dalla società.

Che effetto le fa presentare il libro nel paese di Stefania?

E’ un’iniziativa a cui tengo tantissimo, sono molto emozionata. Vorrei cogliere l’occasione per precisare che mi sarebbe piaciuto fare lì la prima presentazione del libro su Stefania. Ho preso parte ai processi, sono andata parecchie volte a Licodia. Si sono costruiti dei legami molto forti con queste persone che mi hanno onorata raccontandomi questa storia, deponendo in me grande fiducia.


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