CATANIA – Maxi sequestro da 5 milioni di euro ai Morabito, signori della droga di Picanello. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino hanno eseguito tre decreti di sequestro, emessi dal Tribunale di Catania, a carico dei “vertici del clan “Morabito” – scrivono gli inquirenti – affiliato alla famiglia mafiosa di “cosa nostra” catanese Santapaola-Ercolano, attivo nell’area di Picanello con diramazioni in tutto il territorio nazionale e in Europa”. Le misure di prevenzione riguardano beni mobili e immobili e aziende riconducibili ai fratelli Angelo, Antonino e Rocco Morabito. Un’operazione frutto della sinergia con la Procura della Repubblica guidata da Carmelo Zuccaro. “I vertici del clan – aggiunge la direzione investigativa antimafia – a cui è diretto il sequestro dei beni, annoverano condanne in primo e secondo grado per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione illegali di armi, rapine e ricettazione”.
LA FAMIGLIA MORABITO – Gia nel 2005 la Dia aveva posto sotto sequestro il patrimonio dell’altro fratello: Roberto, condannato per tentato omicidio, per una serie di rapine, estorsione e usura. Lo stesso, sorvegliato speciale di P.S., e contiguo al pericoloso clan mafioso “Santapaola”, in particolare al gruppo di Picanello, aveva successivamente subito la confisca definitiva del patrimonio nel 2016. I fratelli Morabito annoverano, a vario titolo, numerose condanne in primo e secondo grado per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, violazioni alla normativa in materia di armi, rapine e ricettazione, e in passato erano stati già destinatari di Misure di Prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S.
I LEGAMI CON I SANTAPAOLA-ERCOLANO – I Morabito appartengono all’omonimo gruppo criminale – articolazione della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano” – attivo nel quartiere Picanello. Numerose operazioni di polizia hanno ampiamente dimostrato le cointeressenze di uomini e di mezzi tra il gruppo “Morabito” e la “famiglia Santapaola -Ercolano”. Il gruppo dei Morabito aveva il monopolio della piazza di spaccio di sostanza di stupefacenti sita a Catania, nel quartiere Picanello, operando nell’interesse e per il raggiungimento dei fini propri dell’organizzazione mafiosa catanese. L’attività si inquadra in una più ampia strategia investigativa concordata con la locale Direzione Distrettuale Antimafia, che già qualche mese addietro ha visto apporre i sigilli ad imprese, beni mobili e immobili dell’altra famiglia mafiosa dei Nizza, operante nel popoloso quartiere catanese di Librino, considerati insieme ai Morabito i “Signori” della droga, nonché le organizzazioni criminali con un esercito di affiliati in possesso di armi da guerra e dedite anche al racket delle estorsioni. Sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cristaudo, cognato di Angelo Morabito (avendo quest’ultimo sposato la sorella, Maria Rita Cristaudo), che indicava la riconducibilità agli stessi di beni immobili e imprese, sono stati avviati approfonditi accertamenti reddituali e patrimoniali nei confronti dei soggetti facenti parte del nucleo della famiglia “Morabito”.
I SIGNORI DELLA DROGA – Gli approfonditi e complessi accertamenti patrimoniali e bancari svolti dagli investigatori – compendiati nella proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia – hanno consentito di far emergere come i fratelli Morabito, insieme ai propri nuclei familiari, abbiano accumulato un patrimonio costituito da numerose unità immobiliari, beni mobili registrati e aziende. Fra i beni sequestrati spicca il Motopesca denominato “Fortunata”, già sequestrato nel maggio del 2013 nel corso di un’operazione di polizia giudiziaria operata nel Canale d’Otranto, finalizzata a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti tra i paesi dei Balcani e le organizzazioni mafiose pugliesi e siciliane, durante la perquisizione dell’imbarcazione veniva rinvenuto al suo interno un ingente quantitativo di marijuana (731,00 kg), imballata in buste di plastica. L’equipaggio e il comandante venivano tratti in arresto per traffico di sostanze stupefacenti. A riprova del pieno coinvolgimento della famiglia Morabito nel fiorente mercato del traffico di stupefacenti, uno dei fratelli oggi colpiti dal provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, Angelo, veniva tratto in arresto dalla Squadra Mobile di Catania nel mese di novembre 2016, insieme ad altre cinque persone, all’esito di un servizio mirato che consentiva di rinvenire, all’interno di un residence a Mascali (CT), a bordo di un camion e di un autocarro, un carico di circa 1.000 kg di “erba”, suddivisa in 33 involucri, proveniente dall’Albania.
GLI ACCERTAMENTI PATRIMONIALI E IL SEQUESTRO Le indagini patrimoniali eseguite dalla D.I.A. di Catania hanno permesso di ricostruire l’evoluzione del patrimonio, anche illecito, dei Morabito per oltre dieci anni ed hanno consentito di accertare una notevole sproporzione tra le fonti dichiarate e i beni direttamente o indirettamente posseduti, beni che evidentemente sono stati acquistati con somme derivanti dalle attività illecite del gruppo. I provvedimenti di sequestro, eseguiti oggi dalla D.I.A. di Catania, hanno colpito i beni intestati ai fratelli Morabito ed ai propri familiari conviventi, consistenti in 9 fabbricati, di cui uno adibito a stalla con annesso terreno, siti rispettivamente, sette nel quartiere Picanello di Catania e due nel comune di Mascali (CT), due imprese individuali (una tabaccheria e una sala giochi); una società esercente l’attività di “esercizio della pesca in acque marittime e in acque dolci; la commercializzazione del pescato ecc.”. Fa parte del compendio aziendale di quest’ultima società il motopeschereccio denominato “Fortunata”, iscritto nei registri dell’Ufficio Locale marittimo di Porto Palo di Capo Passero (SR) ed ormeggiato nel porto di Ognina di Catania; 9 beni mobili registrati e numerosi rapporti bancari e/o postali. Il valore dei beni sequestrati ai fratelli Morabito è stato complessivamente stimato in 5.000.000,00 di euro.