Abbandonò il neonato, poi si pentì: i giudici le restituiscono il figlio

Abbandonò il neonato, poi si pentì: i giudici le restituiscono il figlio

Le parole dell'avvocato Angelo Iemmolo, che difende la madre del piccolo

RAGUSA – Un bambino di tre anni al centro di una contesa giudiziaria a Catania. Da una parte la madre naturale, forte delle sentenze che le danno ragione. Dall’altra i genitori affidatari che provano a resistere ad un provvedimento con cui il Tribunale per i minorenni ha ordinato che il bimbo venga restituito alla mamma biologica.

L’abbandono

Era il 4 novembre del 2020 quando un macellaio lanciò l’allarme a Ragusa. Disse di avere visto un sacchetto della spazzatura abbandonato per strada. Si chinò per raccoglierlo e gettarlo nel cassonetto e sentì i gemiti: “Era un bambino, avvolto in una copertina, pieno di sangue. Sono cose che credi di potere vedere solo nei film e invece è capitata a me”, raccontò.

Stava mentendo. Il macellaio, infatti, è il padre naturale. La sua ex compagna, con la quale aveva un’altra figlia, gli aveva chiesto aiuto dopo avere partorito in casa a Modica. Il padre è stato condannato a due anni in primo grado, per la madre il processo è ancora in corso – prossima udienza il 9 febbraio –, ma la donna urla la sua innocenza.

La nuova famiglia

Vittorio Fortunato, così decisero di chiamarlo i sanitari dell’ospedale che lo strapparono alla morte, 16 giorni dopo la nascita fu affidato ad una nuova famiglia. La madre naturale non si è rassegnata. A fare la cronistoria dei fatti è il legale della donna, Angelo Iemmolo. Quattordici giorni dopo la nascita la donna, racconta l’avvocato, è andata in questura a Ragusa per dire che era suo figlio. Pochi giorni dopo, però, il bimbo era stato dato in affidamento in virtù di un decreto di adottabilità del Tribunale. Decisione revocata in appello nel luglio 2021 e revoca confermata in Cassazione nel dicembre 2022. Il Tribunale dei minorenni ha commesso un errore: avrebbe dovuto garantire ai genitori naturali il diritto di “ravvedimento”. Alla madre non è stata data la possibilità di incontrare il figlio che voleva riconoscere. “Non è stata informata sulle procedure. Ci sono delle sentenze che da tempo cerchiamo di fare rispettare”, spiega il legale.

“Rientro” il 28 dicembre

Il nuovo decreto del Tribunale stabilisce che Vittorio Fortunato deve tornare dalla madre naturale entro il 28 dicembre. Ma i genitori affidatari si oppongono. “Mamma Miele”, così si fa chiamare, ha lanciato una raccolta firme su change.org. In pochi giorni l’hanno sottoscritta in 25.000. Parla di assurda catena di errori giudiziari, contesta la “assenza di segnali di interesse e riconoscimento” da parte della madre naturale, ritiene che “se è in atto l’affido pre adottivo non può più avvenire un riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica e non si può nemmeno chiedere la revoca dello stato di adottabilità del bambino”.

La petizione

Questo il passaggio chiave della sua petizione: “Ora immaginate un bambino – che ha già subito un rifiuto in grembo e un abbandono cruento alla nascita – essere costretto a lasciare, dall’oggi al domani, tutte le sue certezze, il suo mondo, le braccia sicure e il calore di mamma e papà, gli unici affetti che abbia conosciuto, per essere inserito forzatamente in un contesto in cui tutto è estraneo compresa la persona che dovrebbe iniziare a chiamare mamma. Immaginate per un attimo il dolore nel cuore di un bambino così piccolo, il senso di smarrimento, la disperazione nel cercare i genitori e non trovarli più”.

“La famiglia naturale del bambino vuole mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda, ma posso dire che la madre del piccolo è stata dichiarata idonea a crescerlo da un pool di periti nominato dal tribunale di Catania”, risponde l’avvocato Iemmolo.


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