AGRIGENTO – “L’anno ancora non è finito e Lampedusa ha già battuto ogni record, i numeri sono stati eccezionali. Siamo riusciti però a trovare un sistema di trasporto di migranti che, nella maggior parte dei casi, ha retto. E lo ha fatto anche quando è stato posto in grave crisi”. Lo ha detto il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, tracciando una sorta di bilancio, ricordando anche il giorno in cui nell’isola si registrarono 112 sbarchi, con oltre 5mila persone, 12mila in una settimana e oltre 7mila ospiti nell’hotspot, che ne può contenere un decimo.
Il bilancio
“Anche in quel caso siamo riusciti, facendo ricorso a tutte le risorse, a gestire la situazione del centro, con problemi notevoli soprattutto a Porto Empedocle – ha ricordato Romano -, realtà dove non esiste ancora un hotspot, ma un’area sbarchi che era inadeguata ad ospitare più di 1.500 persone. Il picco, per fortuna, è durato poco, ma soprattutto stiamo completando l’hotspot a Porto Empedocle e saremo dunque in grado di gestire anche situazioni straordinarie”.
I mediatori culturali
Da Agrigento, durante il convegno della scuola di studi superiori “Agorà Mundi”, che promuove il primo corso di laurea triennale per la formazione di mediatori culturali, è partito un messaggio: serviranno, e sempre più, professioni capaci di creare ponti tra culture, sia come supporto indispensabile alle istituzioni che come tassello per una società più aperta, multietnica, inclusiva. “Quella del mediatore è una professione, anzi una missione a volte – ha spiegato Romano – che si pone oggi come centrale nella gestione del fenomeno migratorio. Non si tratta solo di tradurre da un’altra lingua, ma ben di più: entrare dentro il dettaglio della provenienza, nella storia di un popolo. Sono competenze che si maturano solo con grande cultura e specifica sensibilità e hanno lo scopo di garantire piena integrazione e anche tutela della sicurezza e della dignità della persona”.