Accordo tra Comune e Governo, stangata Irpef solo rinviata - Live Sicilia

Accordo tra Comune e Governo, stangata Irpef solo rinviata

Entro gennaio la firma a Roma, poi il nuovo riequilibrio

PALERMO – Missione compiuta, ma finora solo a metà. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, incassa il via libera del consiglio comunale alla bozza di accordo da firmare con lo Stato per evitare il dissesto di Palazzo delle Aquile: un provvedimento che andrà formalizzato entro questo mese, avendo poi altri 60 giorni per riscrivere il piano di riequilibrio voluto da Leoluca Orlando.

Un passaggio politico deliticatissimo non solo per l’ex rettore, che si gioca una buona fetta del prosieguo della sindacatura, ma soprattutto per una città che si vede costretta ancora una volta a bussare alle porte della Capitale per salvare i suoi conti. Il punto è che, al momento, Lagalla non è riuscito a centrare l’obiettivo più ambizioso, cioè strappare più soldi di quelli già ottenuti dal suo predecessore (quasi 180 milioni), eccezion fatta per qualche milione ottenuto legge di Bilancio; adesso dovrà tornare alla carica e soprattutto rimettere in ordine la macchina burocratica, così da evitare lo spauracchio della stangata Irpef.

Luci e ombre

Ma cosa prevede l’accordo con lo Stato? In grandi linee ricalca quello scritto da Leoluca Orlando, anche se bisogna ammettere che Lagalla è riuscito a ottenere condizioni più vantaggiose: la possibilità di cambiarlo annualmente, l’assunzione fino al 2042 di 14 funzionari da destinare alla lotta all’evasione e altri 4 per le Attività produttive, un taglio all’aumento dell’Irpef per il 2023 e il 2024 e soprattutto nessuno scontro con gli uffici comunali sulle cifre riportate. Qualche problema però rimane e non è di poco conto, visto che il significativo innalzamento dell’Irpef dal 2025 potrà essere evitato solo incassando più soldi dai “furbetti” delle imposte (grazie anche all’aiuto dell’Agenzia delle Entrate) e che il Comune dovrà introdurre una nuova tassa su chi sbarca al porto e quindi sui turisti (65 centesimi a passeggero fino al 2026 e 1,3 euro dall’anno dopo). Per non parlare del fatto che la prima rata del 2022, pari a 7,7 milioni, è saltata perché la firma sull’accordo è slittata di quasi un anno e adesso andrà recuperata dialogando con Roma. L’unica parte immodificabile sarà quella sul “quarto” che il Comune dovrà assicurare con risorse proprie tramite l’Irpef (le cui aliquote saranno variabili), la tassa sugli imbarchi e il taglio delle spese per i servizi di gestione.

La bozza, già concordata con il ministero dell’Economia, adesso potrà partire per la Capitale dove sarà inoltrata a Palazzo Chigi per una firma che è obbligatoria per ottenere i 180 milioni promessi (a cui sottrarre però la quota del 2022); i tecnici del Mef hanno comunque chiesto e ottenuto tempi più stretti per il passaggio dei “ruoli” all’Agenzia delle Entrate (già da giugno) e una migliore riscossione. Impegni che Lagalla ha deciso di assumere aumentando l’incremento annuo della riscossione di mezzo punto, realizzabile però solo applicando il severissimo regolamento anti-evasione che ha già dato i suoi primi frutti: nonostante i 5 addetti, gli uffici hanno incassato 262 mila euro da 11 aziende e senza dover ricorrere a sospensioni o revoche di licenza.

Irpef, stangata dal 2026

L’accordo, valido fino al 2042, prevede come detto l’aumento dell’Irpef che però è stato ribassato almeno per i primi due anni. Nel 2023 l’aliquota non arriverà all’1,92 ma solo allo 0,95, il che si traduce in un aumento di soli 9 milioni contro i 60 ipotizzati dalla precedente amministrazione, così come nel 2024 e nel 2025 l’incremento sarà di quasi 13 milioni contro gli oltre 30 previsti. L’aliquota crescerà in modo significativo nel 2026, passando dall’1,002 all’1,404 con un gettito che rimarrà sopra gli 80 milioni fino al 2035, scendendo poi per gli ultimi sette anni intorno ai 60 (nel 2042 l’aliquota sarò pari allo 0,943, praticamente come quella del 2023).

L’aumento dei gettoni

Da segnalare, a margine, anche l’approvazione di un ordine del giorno che impegna il sindaco a individuare e stanziare le risorse necessarie per l’adeguamento dei gettoni di presenza non solo ai consiglieri comunali ma anche al sindaco, agli assessori e ai consiglieri di circoscrizione.


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