Acireale, la svolta grillina |D'Agate senza maggioranza - Live Sicilia

Acireale, la svolta grillina |D’Agate senza maggioranza

Ballottaggi con sorpresa.

CATANIA – Ai piedi dell’Etna i ballottaggi riservano non poche sorprese: Stefano Alì vince ad Acireale e Angelo D’Agate si impone ad Adrano. Era stato invocato e alla fine è accaduto. Dopo Torino, il nuovo caso Appendino prende forma nell’Acese, dove i cinque stelle ribaltano il risultato del primo turno imponendosi al ballottaggio sul candidato del centrodestra Michele Di Re. Ecco i numeri, a partire dall’affluenza che si è fermata al 45,27%, un calo di ventuno punti percentuali assai prevedibile rispetto alla tornata del 10 giugno (66,70%). Il neo sindaco incassa il 56,73%, pari a 11.525 voti complessivi, contro il 43,27% (8.790) del cugino rivale. Già perché la parentela dei due sfidanti al ballottaggio è stato sicuramente il dato di maggior colore di una campagna elettorale tra le meno vibranti che la città delle cento campane ha conosciuto negli ultimi anni.

Se c’è chi vince, c’è ovviamente chi perde. Per Michele Di Re è il secondo naufragio consecutivo al ballottaggio, quattro anni fa infatti l’arrivo alle spalle di quel Roberto Barbagallo la cui drammatica uscita di scena ha anticipato di un anno il ritorno alle urne. A conti fatti però la sconfitta del candidato del centrodestra è maturata quando al primo turno era rimasto impantanato appena un soffio sotto la soglia di sbarramento: avesse preso l’1,8% in più, avrebbe raggiunto il 40% e messo la fascia tricolore addosso senza aspettare l’extra time. Invece no, in due settimane Stefano Alì è riuscito a incassare circa 5mila preferenze in più rispetto alle due domeniche precedenti, pescando sicuramente nell’elettorato di centrosinistra in libera uscita. Ne perde oltre 2mila Di Re, che paga il mancato traino delle sette liste.

Sarà una maggioranza agevole per Stefano Alì, incassando il premio di maggioranza, quindi, la pattuglia pentastellata conterà su 14 consiglieri eletti contro i 10 delle opposizioni (6 di centrodestra, 3 centrosinistra, 1 centro). Intanto già la notte scorsa il popolo a cinque stelle ha preso simbolicamente possesso del Palazzo di Città. Una festa in giallo.

I commenti. L’ex parlamentare di Forza Italia Basiilio Catanoso punta il dito contro le divisioni del centrodestra e in particolare contro la corsa in solitario della Lega: “Le spaccature che nel primo turno ci sono state nel Centrodestra, hanno precise responsabilità nelle mani di coloro i quali hanno fatto scelte masochiste, abbandonandosi a chissà quali strategie, lasciando Acireale nelle mani di un gruppo che riteniamo non essere in grado di guidare la città”.

Rompe il silenzio il deputato Ars di Sicilia Futura Nicola D’Agostino, scomparso dal dibattito elettorale all’indomani del voto del 4 marzo sulla scorta, soprattutto, della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sodale Roberto Barbagallo. Un’uscita tuttavia cordiale, da opposizione responsabile, quella del leader acese: “A noi, che siamo chiamati ad un ruolo di opposizione, tocca vigilare e controllare che l’azione amministrativa sia coerente, efficiente ed imparziale, e tuttavia non faremo mancare il sostegno dinanzi a provvedimenti in linea con i nostri programmi”.

L’assenza di effetto trascinamento al ballottaggio ritocca la geografia politica provinciale e porta in auge lo sfidante che al primo turno non aveva fatto il pienone di consiglieri. E’ questa l’istantanea del voto restituita dal ballottaggio di Adrano. Qui con un notevole scarto di tremila voti si impone una “vecchia gloria” della politica adranita: l’ex democristiano di rito nicolosiano Angelo D’Agate, già sindaco nel 1991, che pure veste i panni dell’outsider dopo il decennio a guida Ferrante. Il candidato del centrosinistra ottiene un bottino di 7.781 voti pari al 63,6% lasciando al palo uno dei due commissari cittadini di Forza Italia, Aldo Di Primo (4.451 preferenze) riferimento politico del sindaco azzurro Salvo Pogliese. In terra adranita è stato determinante l’impianto civico della coalizione di centrosinistra (senza simbolo dem), ma soprattutto il vento in poppa arrivato dal  voto d’opinione sul candidato che soffia al secondo turno soprattutto quando tutte le caselle in consiglio sono state distribuite. Ad Aldo Di Primo non basta dunque la ritrovata unità del centrodestra (arricchita dall’innesto sammartiniano) che si era imposta dopo una lunga gestazione ai tempi della compilazione delle liste.

Del resto il risultato del commissario azzurro al primo turno faceva già presagire qualcosa perché Di Primo si era fermato sotto le sue liste di ben 3700 voti. Ma per D’Agate la strada del governo cittadino si preannuncia in salita. Il tasto dolente sarà lo spazio di manovra in consiglio comunale, lì il neo sindaco potrà contare soltanto su cinque consiglieri: si dovranno dunque rimescolare le carte.  Potrebbe in parte tornare utile il blocco sammartiniano schierato al primo turno con Di Primo che conta però soltanto due seggi. Sul voto non c’è stato l’effetto “Lega” che al primo turno si era affermata come la lista più votata: dodici adraniti su cento avevano, infatti, sbarrato il simbolo del Carroccio consentendo a tre candidati di varcare la soglia del consiglio. L’era Ferrante così si chiude e lascia a bocca asciutta big adraniti del calibro di Fabio Mancuso. C’è però un dato che non può sfuggire agli osservatori: l’elevatissimo tasso di astensionismo che ha caratterizzato il secondo turno. Al ballottaggio ha votato il 35,32% degli aventi diritto a fronte del 53,63% del primo turno.


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